Helsinki World Design Capital (Wdc) ha voluto configurarsi in modo innovativo rispetto alle due precedenti edizioni (Torino 2008 e Seul 2010). Gli organizzatori si sono posti un obiettivo ambizioso: creare una massa critica e uninfluenza dellevento sulla città che rimanesse a lungo termine, addirittura fino ai prossimi 15-20 anni. La forma principale attraverso la quale intendono raggiungere questo obiettivo è coinvolgendo i cittadini comuni e sensibilizzandoli sulle potenzialità del design, per co-progettare insieme a loro una città migliore.
Coerentemente con il carattere discreto dei finlandesi, le manifestazioni non sono grandi eventi con finalità di attirare folle di visitatori, ma sono per lo più svolte nei quartieri, seguendo i tre macro-temi principali. Il primo, «Openness and the open city», cerca di integrare i cittadini nel processo di design dei prodotti e dei servizi di uso quotidiano, ad esempio del trasporto pubblico e dei servizi erogati dal comune di residenza. Il secondo, «Global responsibility: the new role of design», cerca modi di promuovere il design come motore trainante dello sviluppo sostenibile. Il terzo, «The roots of new growth: embedded design», cerca di mostrare le molteplici aree nelle quali il design sta svolgendo un ruolo fondamentale, anche se invisibile, come ad esempio nel campo dei servizi e dei sistemi.
Fra i diversi partner si trovano alcune delle più note aziende finlandesi, come Nokia, Blue1, Iittala, Finavia, Fortum, HOK-Elanto e Stockmann, insieme alle università, come Aalto University, Università di Helsinki e Università di Scienze Applicate, e alle associazioni di professionisti del settore.
Essendo passati ormai sei mesi dallinaugurazione, è possibile far emergere virtù e criticità su diversi fronti. In primo luogo, la scelta di privilegiare eventi di basso profilo per il grande pubblico è una scommessa rischiosa per svariati motivi. Innanzitutto, è difficile che questi eventi locali attirino visitatori stranieri, dato che il loro target di riferimento è un pubblico non specialista del settore. Inoltre sono svolti principalmente nei quartieri e sparsi su un territorio molto vasto: oltre a Helsinki, le città di Vantaa, Espoo, Lahti, Kauniainen e addirittura alcuni in Rovaniemi. Lo spostamento fra un luogo e laltro, pur trattandosi di località molto servite, richiede una notevole dimestichezza con i mezzi pubblici.
Un secondo punto critico emerge dal modo in cui sono state affrontate le tematiche principali. Ad esempio, il tema Open city interessa i designer (e non solo) che progettano servizi interattivi utilizzando open data rilasciati dalle istituzioni pubbliche, che sono usati per visualizzare e monitorare il comportamento dei diversi servizi con trasparenza. Purtroppo è stato affrontato superficialmente ed è stato inteso unicamente come «inclusione» dei cittadini nel processo progettuale, trascurando completamente i principi di trasparenza e partecipazione.
Infine, ci sono stati problemi organizzativi non trascurabili. Ad esempio la mancanza di un comitato scientifico di riferimento con il compito di giudicare linclusione o lesclusione delle iniziative candidate, è stata fortemente criticata, dal momento che non è chiaro sulla base di quali criteri abbiano scelto un progetto anziché un altro e con quale expertise li abbiano valutati. Oltre a questo, è stato ampiamente contestato laffidamento di molte iniziative a grandi corporation con abbondanti risorse, anziché ai giovani, alle associazioni indipendenti e alle organizzazioni non governative, poiché comunque la manifestazione favorirà i «soliti noti» della scena del design finlandese.
Più in generale, lorganizzazione è stata così lenta e poco trasparente che, come nota Esa Mäkinen, giornalista del principale quotidiano finlandese «Helsingin Sanomat», un gruppo informale di designer, artisti e attivisti, scoraggiati dalla macchina burocratica e dalla scarsa quantità di progetti accettati, si è organizzato in una manifestazione parallela chiamata «Alternative World Design Capital». Come indica il nome, privilegiano iniziative culturali, collaborative e di ricupero urbano svolte e pianificate dal basso (adc2012.org).
Fra gli aspetti positivi, è da notare la grande varietà di eventi svolti e lo spirito divulgativo e democratico con il quale si è voluto avvicinare design e cittadini comuni. Inoltre appare lodevole lo sforzo nel dare spazio alle nuove aree dinfluenza del design, come il design di servizi pubblici, il design per la salute, il rapporto fra design e città, il food design.
Se stilato ora, il bilancio sembrerebbe dunque orientarsi verso il versante negativo, ma la vitalità della scena del design finlandese sta facendo emergere iniziative che arricchiscono lofferta. Fra i prossimi eventi da segnalare appare la settimana del design (Helsinki Design Week) che si svolgerà dal 6 al 16 settembre. Allineandosi con le tematiche principali di Wdc, la manifestazione è concentrata sulla co-creazione. I cittadini sono invitati a proporre eventi e a partecipare attivamente nellorganizzazione. La settimana del design, che si svolgerà nel magazzino delle vecchie dogane, includerà mostre, sfilate di moda, un mercato «outlet» di design, visite guidate agli studi di design, una serata Pecha Kucha e tour in luoghi particolari della città normalmente non accessibili al pubblico (Open House Helsinki) (www.helsinkidesignweek.com).
Innegabilmente, Helsinki Wdc segnerà un punto di svolta nei modi di gestire, affrontare e svolgere eventi di questa portata. La città ha privilegiato la discrezione, anche architettonica, ha preferito far partecipare i cittadini anziché parlare soltanto agli esperti e ha deciso di scommettere in modo coraggioso sui risultati ottenuti a lunghissimo termine anziché organizzare una serie di fuochi di paglia che si esauriscono con lanno. Solo il tempo dirà se questo approccio ha avuto successo e sarà compito dei sudafricani imparare anche da questa esperienza per Cape Town Wdc 2014.
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