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Davide FragassoWritten by: Città e Territorio

Pescara: la fabbrica della musica al posto dell’’inceneritore

Pescara: la fabbrica della musica al posto dell’’inceneritore

Pescara. L’inaugurazione del nuovo «Ex_INC Città della musica» è un tassello importante nel processo di trasformazione delle aree nel quadrante sud ovest, futuro polo dell’area metropolitana, e oggetto di più interventi: l’Europan 7, di cui il progetto della Città della musica risultò vincitore nel 2003, il Pic Urban 2 e la riqualificazione del parco fluviale. La presentazione ha aperto un tavolo tecnico tra gli attori interessati alla gestione della struttura (Conservatorio e Università in primis), chiamati a riempirne di contenuti le sale.
La Città della musica è un’ambiziosa idea di rinascita urbanistica, culturale e sociale che si colloca nel punto d’intersezione tra gli assi di attraversamento extraurbano, in un contesto di forte degrado: una parte di città a ridosso del fiume, per decenni asse di sviluppo industriale e oggi interessata da un processo di dismissione ma anche di riqualificazione spontanea. Il progetto, che occupa un’area di 20.900 mq, nasce infatti dal recupero dell’ex inceneritore, struttura degli anni settanta dalla vita brevissima. La nuova fabbrica della musica si muove tra l’immagine di «rovina del presente» in un paesaggio postindustriale e quella di contenitore high tech, vivendo la dicotomia come traduzione architettonica di un programma funzionale altrettanto complesso. La volontà di conservare la struttura preesistente nel suo valore iconico è stato il fil rouge del progetto, che ha però dovuto fare i conti con il pessimo stato di conservazione delle strutture. Pertanto la demolizione del corpo fossa centrale e della ciminiera è divenuta l’occasione per un intervento che ricostruisce l’involucro recuperando la spazialità interna del volume principale, esaltando i rapporti di scala e rinunciando a un frazionamento speculativo che ne massimizzasse la superficie, mentre un faro ricostruisce virtualmente la ciminiera. Un intervento che si giustifica con la ricerca della «vertigine dello spazio», esplicitata dai sistemi di risalita a tutt’altezza del corpo centrale (oltre 20 m), sul cui vuoto si affacciano i vari ambienti in una continuità spaziale davvero contemporanea: sale prova, uffici, internet point, sala proiezioni, caffetteria.
Ma l’intervento, di cui è stato realizzato, per un costo di 2 milioni, solo il primo dei tre lotti (1.800 dei 2.800 mq di superficie coperta complessiva), va oltre: riqualificando il contesto attraverso la modellazione del suolo; sollevando l’edificio rispetto al fiume cui si collega per mezzo di una grande rampa (secondo lotto) che rilegge l’originario percorso per lo sversamento dei rifiuti. Sotto la rampa, in quota semi ipogea, trovano spazio tutti gli ambienti sensibili d’insonorizzazione: un auditorium con sala registrazione, la scuola di musica e i laboratori. Come un nastro, la rampa attraversa l’edificio rimanendo incisa dai pilastri del corpo principale per poi piegare su se stessa, generando un nuovo volume a sbalzo in cui la luce gioca un ruolo fondamentale. Sulla terrazza di copertura, gli impianti rivestiti di metallo microforato confermano la natura industriale dell’edificio. Infine, il dislivello rispetto al fiume sarà colmato dall’arena concerti immersa nel parco. Per il secondo lotto i finanziamenti già disponibili restano in attesa dei noti tempi burocratici.

Autore

  • Davide Fragasso

    Nasce a Pescara nel 1982 dove, senza troppa fretta, nel 2012 si laurea in architettura con una tesi sulla rigenerazione urbana dei quartieri fascisti. Interessato dalle mutazioni urbane e dalla conservazione e trasformazione del patrimonio architettonico è co-fondatore, insieme a colleghi e amici di battaglie intellettuali, del Comitato Abruzzese del paesaggio, impegnato in prima linea nella sensibilizzazione sui temi del paesaggio e dell’architettura. Nel 2009 organizza il workshop internazionale “Metro-Borghi” a cui partecipano le Università di Lubiana, Pescara e della Florida. Dal 2013 è dottorando in architettura con una ricerca sul ruolo del metodo nella pratica professionale e nell’insegnamento dell’architettura. Nel 2014 la sua ricerca è selezionata per il convegno “La ricerca che cambia” – convegno nazionale dei dottorati italiani dell’architettura, organizzata dallo IUAV. Vive e lavora come architetto in Svizzera dove, parallelamente alla professione, coltiva con ottimistica pazienza la propria personale ricerca partecipando a concorsi e convegni senza dimenticare nei ritagli di tempo la passione per la musica, la fotografia e la bicicletta.

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Last modified: 27 Gennaio 2016