Europan è la charrette che da oltre 20 anni diffonde e stimola la cultura del progetto tra i giovani progettisti di tutta Europa, contribuendo ad arricchire e ripensare il dibattito architettonico ed il paesaggio urbano. E rivolto a professionisti con meno di quarantanni ed è un concorso di idee che con cadenza biennale propone tematiche di rinnovamento e riqualificazione urbana. A renderlo così diverso dagli altri concorsi di idee, è però laffidamento dellincarico e la realizzazione dei progetti vincitori. Europan è infatti una federazione di associazioni di più di 20 paesi che selezionano di volta in volta le città e i temi su cui bandire il concorso, coinvolgendo enti pubblici, il mondo della ricerca e dellarchitettura tra cui il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, il Consiglio Nazionale degli Architetti PPC, lInarch, lINU e gli Ordini professionali, sperimentando nuovi temi e puntando sulla trasformazione dei luoghi e delle abitudini. Lassociazione, giunta alla sua undicesima edizione, nata nel 1988 a Madrid, con lItalia tra i suoi paesi fondatori, e basata sui Plan dArchitecture Nouvelle francesi, ha visto la partecipazione di oltre 80mila progettisti di cui 16 mila italiani impegnati su 574 città con oltre 1600 progetti premiati di cui 200 in Italia.
Nonostante la rilevanza e il prestigio di cui gode, e la cospicua partecipazione di progettisti italiani, si fatica ancora molto a vedere concclusi i progetti vincitori nelle varie sezioni delle nostre città, per giunta questanno per la prima volta è mancata la partecipazione dellItalia. Se infatti il rapporto tra progetti costruiti e da costruire è di poco inferiore a quello di Spagna e Francia, rispettivamente prima e seconda, resta comunque alto il tasso di incompiuti e ritardi che rendono la notizia dellinaugurazione di un progetto Europan un evento! Abbiamo pertanto ritenuto opportuno chiedere a Livio Sacchi, Presidente di Europan Italia, un quadro della situazione.
Un suo giudizio sul progetto Europan e sulla relazione che instaura con i territori e i paesaggi in cui opera.
Europan è un laboratorio di idee, punta ad aprire alternative progettuali, a investigare percorsi inediti come soltanto i giovani sono in grado di fare. Sta alle amministrazioni locali ascoltare e attivarsi di conseguenza.
Quanto le tematiche affrontate dai bandi che biennalmente si alternano sono in relazione con le reali necessità dei territori che prendono parte al progetto?
I temi proposti nascono da necessità reali, spesso molto sentite dalle amministrazioni oltre che da chi vive e lavora in quei territori. Si tratta di problemi complessi, per i quali non è pensabile ipotizzare risposte univoche o preconfezionate. I progetti Europan hanno spesso uno sguardo esterno alle cose, che porta a risultati interessanti e difficilmente prevedibili in unottica locale.
Che ruolo crede abbia avuto Europan rispetto alla formazione e diffusione della cultura architettonica in Italia? E che valore assume in un paese dove i concorsi, e in particolare il concorso di idee, hanno un ruolo assolutamente marginale e scarsamente trasparente?
Il ruolo di Europan è importante soprattutto per il dialogo che, a livello europeo, instaura fra giovani progettisti di Paesi diversi. Il confronto con le realtà – ideative, creative, progettuali, ma anche tecniche e costruttive di altri Paesi è certamente istruttivo, anche se talvolta fa emergere le nostre difficoltà interne.
Dalla sua esperienza allinterno dellAssociazione, che giudizio può dare del rapporto tra le amministrazioni, lassociazione stessa e i progettisti vincitori del concorso, vista anche lassenza di aree italiane al bando Europan 11? Quali dinamiche portano a situazioni di così forti ritardi nella realizzazione delle opere e che differenze ci sono rispetto al resto dEuropa?
Noi italiani dobbiamo imparare a comportarci con maggiore serietà: bandire un concorso significa assumersi una precisa responsabilità. La trasparenza e linternazionalizzazione che è propria di Europan spesso impedisce quei favoritismi locali che purtroppo segnano, in maniera più o meno aperta e consapevole, la condotta delle amministrazioni meno lungimiranti e illuminate. In questi casi Europan può essere un interlocutore scomodo. Le difficoltà italiane non sono, per fortuna, soltanto nostre: la gran parte degli altri Paesi membri di Europan attraversa una fase delicata e di ciò si è resa conto anche la segreteria centrale in Francia.
Qual è lo stato dellarte in Italia nella fascia di progettisti under 40, quali prospettive si aprono per il futuro dellarchitettura?
La condizione italiana mi sembra, nonostante tutto, estremamente vivace. La nostra creatività e la capacità dei nostri progettisti continua a essere molto apprezzata allestero. Le difficoltà che i giovani incontrano nel momento in cui provano a inserirsi nel mondo del lavoro derivano da alcuni fattori abbastanza facilmente identificabili, primo fra i quali il numero esorbitante di laureati che non ha eguali in altri Paesi dEuropa e del mondo. Se non sinterviene a correggere questo primo, generale problema, non si va da nessuna parte. Tali numeri determinano anche, inevitabilmente, preparazioni approssimative, spesso lontane da ciò che il mercato del lavoro e lindustria delle costruzioni effettivamente richiedono. Si aggiunga che simpara a fare larchitetto costruendo architetture: il ritardo con cui ciò avviene riduce sensibilmente la competitività progettuale che, come in tutti gli ambiti creativi, si assottiglia con il passare degli anni se non è sostenuta da una pratica forte. Il futuro è nellaccettazione della sfida posta dalla competizione globale, imparando a lavorare in inglese per i mercati stranieri: lAsia, dal Medio Oriente alla Cina è ancora oggi un mercato significativamente in crescita, lAfrica è un continente dovè tutto da fare e dove il know how professionale, sia locale sia dimportazione, è largamente sottodimensionato rispetto alla domanda. Gli architetti italiani devono imparare a misurarsi con professionisti seri e preparati che non vengono più solo dai Paesi storicamente forti nel settore, segnatamente gli Stati Uniti e il Regno Unito, ma anche dallIndia, dalla Cina, dallEgitto, dalla Siria ecc.: progettisti, soprattutto ingegneri, preparati a lavorare in inglese, spesso anche in arabo; abituati ai sacrifici e disposti a trasferirsi in aree geografiche climaticamente, culturalmente e socialmente difficili. È qui che si gioca il nostro futuro professionale.
Intravede il formarsi di una o più correnti di pensiero, di una scuola o di una generazione di giovani progettisti in grado di assumere un ruolo guida capace di far tornare il paese ad essere un riferimento nel mondo dellarchitettura?
Abbiamo in mano alcune carte molto importanti: la nostra cultura architettonica e urbana storica, la nostra capacità di gestione del recupero e del restauro, il nostro tradizionale senso della misura e la nostra innata capacità di rapportarci alla scala umana. I giovani progettisti italiani dovranno tuttavia scegliere fra il nostro modello professionale consolidato, che si rivela spesso inadeguato di fronte alla competizione globale, e quello costituito dalle grandi società dingegneria che si spartiscono, nei fatti, la gran parte del lavoro. Probabilmente unalleanza creativa e inedita fra tali due modelli potrebbe rivelarsi vincente.
Quali sono gli ostacoli maggiori (se ce ne sono) che incontrano i progetti vincitori rispetto alla loro realizzazione?
Gli ostacoli sono essenzialmente di carattere gestionale: regole obsolete e troppo complicate, unite alle resistenze poste dai troppi – istituzioni, gruppi di potere, singoli cittadini ecc. – in grado di esercitare veti incrociati rendono difficile ogni realizzazione, favorendo nei fatti, paradossalmente, tutto ciò che nasce da una progettualità meno chiara e trasparente, se non dallo stesso abusivismo.
Cosa vorrebbe migliorare nella nomenclatura e organizzazione di Europan rispetto alla qualità dei progetti partecipanti e vincitori? Su cosa crede si possa intervenire per innalzare il dibattito architettonico e la produzione architettonica in Italia, dalla formazione universitaria alla normativa, passando per il ruolo dellarchitetto e degli ordini professionali?
Credo che una strada interessante, allinterno dello stesso Europan, sia incentivare gli scambi fra i giovani progettisti con forum, seminari, workshop e altri momenti di discussione e approfondimento progettuale, favorendo la creazione di gruppi internazionali, esperendo insomma, nei fatti, ciò che purtroppo non avviene allinterno delle nostre scuole e dei nostri dottorati, ancora così poco attrattivi rispetto agli stranieri. Stiamo anche pensando alla gestione comune di progetti in Paesi diversi e ad altre forme dintegrazione.
Un suo auspicio e una riflessione libera sulle questioni sopra affrontate anche rispetto al suo ruolo di docente.
Credo che le scuole di architettura italiane debbano far partire una severa autocritica. Il gap fra formazione e professione si è negli ultimi decenni approfondito in maniera preoccupante. La scuola deve tornare a lavorare per preparare al mestiere, tenendo ben presente che larchitettura è, prima di tutto, arte del fare.