Palermo. Palazzo Branciforte nel Mandamento Castellamare in via Bara allOlivella, fu edificato alla fine del xvi secolo da Nicolò Placido Branciforte Lanza conte di Raccuja e fu una delle più eleganti dimore di Palermo. Alla fine del xviii secolo i nobili proprietari lo abbandonarono per trasferirsi alla Marina e ledificio fu acquisito dal Monte di pietà che lo utilizzò come filiale del «Banco dei pegni dei poveri» per custodirvi i beni non preziosi. Nel tempo il Palazzo è stato più volte manomesso: durante le guerre dellOttocento e del Novecento, ha subito bombardamenti e gravi danni. A fine anni novanta è stato acquisito dal Banco di Sicilia che ha apportato modifiche alla struttura realizzando diversi corpi aggiunti e suddivisioni interne. Da dicembre 2005 è divenuto proprietà della Fondazione Sicilia che, sotto la guida di Giovanni Puglisi, nel 2008 ha dato finalmente il via al restauro affidandone il progetto allo studio di Gae Aulenti.
Lintervento sinserisce nel solco del dialogo culturale tra la Lombardia, il Veneto e la Sicilia che, nel Novecento, ha determinato il restauro e lallestimento museale di Palazzo Abatellis curato da Carlo Scarpa (1953), e tra 1960 e 1970 gli interventi dello studio Bbpr tra cui spiccano Palazzo Amoroso in piazza Santo Spirito, la sede della Banca Commerciale (oggi Intesa) in via Mariano Stabile e la nuova sede del «Giornale di Sicilia» in via Lincoln. Un dialogo che, a partire dallidea di continuità e dalla teorizzazione del «fare architettura collocando lopera non sul luogo, ma nel luogo e dunque nella storia», ha dimostrato che il linguaggio dell’architettura moderna può leggere, interpretare e ricucire i frammenti della città antica senza snaturarla e perseguendo, attraverso un uso critico della referenza storica, la via della continuità e dellinnovazione nella difesa dellautonomia estetica del luogo, della cultura e della tradizione.
Il punto di partenza dellintervento a Palazzo Branciforte è stata leliminazione dei corpi aggiunti nel cortile dingresso: scelta che ha permesso la riapertura dellantica strada interna che attraversa ledificio connettendolo al quartiere. Sulla via interna si attesta la Cavallerizza dove, grazie alla realizzazione di una maglia di pilastri in metallo collegati a un sistema di travi in fondazione e al colmo, è stato riportato in luce il doppio colonnato in marmo che era stato inglobato nelle murature realizzate per supportare il carico della sovrastante struttura del Monte dei pegni. In questo spazio, restituito alla sua originaria unitarietà, è ospitata la collezione archeologica proveniente dai depositi della Fondazione: oltre 4.700 pezzi in teche antisismiche, aderenti alle murature e disegnate dallo studio Aulenti insieme agli altri arredi.
Sul fronte opposto della strada interna si apre il cortile che ospita una nuova fontana ed è allocata una scuola di cucina con il ristorante in cui sarà esposta la collezione di maioliche prodotte tra Quattro e Settecento; al piano terra trovano inoltre posto la biglietteria, il bookshop e la sala conferenze.
Al primo livello è ospitata la biblioteca che renderà fruibile un patrimonio librario di oltre 40.000 volumi. Limportante intervento strutturale ha permesso la realizzazione dellampia biblioteca con sala lettura sul cui perimetro si attesta un sistema a due ordini di ballatoi e ospita al soffitto un dipinto murale di Ignazio Moncada. Della biblioteca fanno inoltre parte la sala del fondo Giuseppe Spatrisano, allievo di Ernesto Basile, e la sala del fondo Franco Restivo. Dal piano si accede alle sale espositive dedicate alle collezioni filatelica, numismatica, dei bronzi e a quella di stampe e disegni; alle sale di rappresentanza della Fondazione e agli spazi dellantico Monte dei pegni che conservano intatto laudace e labirintico sistema dimpalcature in legno con scale, palchetti, ballatoi e scaffalature costruito dopo il bombardamento del 1848 per la raccolta degli oggetti pignorati. Qui, lintervento conservativo si è basato sul restauro della struttura lignea e sul consolidamento delle strutture murarie, restituendo lo spazio di straordinaria forza evocativa alla fruizione pubblica, con la possibilità di realizzarvi mostre temporanee. Ai livelli superiori sono infine ospitati ulteriori uffici per il personale della Fondazione, la foresteria e alcuni atelier per artisti che potranno lavorare e alloggiarvi.
Con la sua articolata proposta il nuovo polo di Palazzo Branciforte è unulteriore tappa nel percorso culturale della città. Poco lontani si trovano, infatti, il Museo archeologico Salinas, prossimo alla conclusione dei lavori di adeguamento impiantistico e restauro; il serpottiano Oratorio di Santa Cita, il Parco archeologico del Castello al Mare e il Palazzo Abatellis. Inoltre, attraverso la gestione integrata dei servizi, cè la volontà di costituire una rete con il Museo di arte moderna ospitato nel complesso monumentale di SantAnna.
Lintervento testimonia che, grazie alla volontà della Fondazione Sicilia di contribuire allo sviluppo culturale del suo territorio, è possibile realizzare un intervento che coniuga conservazione e innovazione. Vista la sinergia positiva che questo nuovo polo potrà innescare nel miglioramento dellofferta culturale, cè da auspicare che il prossimo passo sia lorganizzazione di un concorso darchitettura per la realizzazione del nuovo Museo di arte contemporanea, di cui a Palermo si sente sempre più la mancanza.
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