Dal 18 febbraio, nel panorama professionale bolognese spunta allimprovviso (o forse no, date certe caratteristiche dello scenario odierno) GArBo, lassociazione dei giovani architetti, con lo scopo di riunire sotto un cappello nuovo i professionisti (tutti rigorosamente under 41, iscritti o meno allOrdine) presenti sul territorio provinciale. GArBo vuole essere unoccasione stabile dincontro e dialogo tra tecnici, dove la frammentazione fa ancora da padrona; dove poter sviluppare nuovi progetti in un dialogo con i soggetti pubblici, e dove poter offrire il palcoscenico alle proposte delle nuove generazioni professionali (o se vogliamo, del New Italian Blood, tanto per citare un altro soggetto a cui i circa 40 membri del GArBo sono vicini). Perché, secondo i fondatori dellassociazione, quello che si verifica a livello locale (ed è difficilmente contestabile) è una certa asfissia e appiattimento dello standard qualitativo edilizio, che si fossilizza su pochi nomi di progettisti di fama internazionale, senza coltivare i germogli locali. Viene posto un forte accento sullutilità dei concorsi di architettura, da sviluppare non solo in ambito pubblico ma anche, ove possibile, in quello privato (un problema da sottolineare: la mancanza di una committenza disposta a investire e davvero libera da vincoli di scelta) e sullimportanza dei laboratori di urbanistica partecipata. La posizione di GArBo è inoltre quella di puntare a recuperare e riqualificare le aree urbane prima di aggredire nuove superfici. Lassociazione rivendica la presenza sul territorio dei giovani professionisti, le cui potenzialità sono ancora tutte da esplorare. Questo è senzaltro un buon punto di partenza, giacché agli architetti in generale va attribuito uno scarso spirito di corpo e una diffidenza reciproca, che forse neppure gli Ordini sono mai riusciti a scalfire. Tra gli iscritti, alcuni tra i nomi che si sono imposti sulla scena nazionale dei concorsi, come Diverserighestudio e Miroarchitetti.
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