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Davide FragassoWritten by: Progetti

Anche in Slovenia l’architettura è ambiziosa

Anche in Slovenia l’architettura è ambiziosa

Lubiana. A dicembre la capitale slovena ha finalmente inaugurato il suo «nuovo» Teatro dell’opera e del balletto nazionale, un lungo e faticoso intervento di restauro e ampliamento del vecchio teatro neorinascimentale, che ha inizio con il concorso vinto e affidato nel 1998. Un progetto ambizioso, firmato Jurij Kobe e Atelier Arhitekti (sui quali è da poco uscita la monografia di Domenico Potenza, The Palimsest of Technology, Franco Angeli, pp. 112, Euro 19,00) che risponde alle crescenti esigenze spaziali della prestigiosa struttura lirica e teatrale, completando un edificio il cui progetto originario non era mai stato portato a termine, e restituendo spazi a lungo affidati solo al teatro Drama, altra istituzione artistica della città. Esigenze tecniche ma anche legate alla fruizione del pubblico hanno determinato scelte coraggiose in continuità ma insieme nettamente distinte. Il nuovo corpo, doppio rispetto al teatro esistente ospita l’enorme retroscena, le sale prova e la torre scenica, modernissima, caratterizzata dal suo rivestimento in griglia metallica. Sull’asse di simmetria della nuova struttura si dispongono lateralmente i camerini e gli spazi per il personale, uffici e sale tecniche. Questi in particolare sono stati ricavati al di sotto del basamento originario per le limitazioni imposte a tutela dell’edificio storico. Come pure sotto la quota stradale sono stati ricavati il nuovo foyer, le biglietterie, il ristorante, l’ufficio informazioni e uno spazio espositivo. Interventi invasivi dal punto di vista strutturale, che sono stati integrati nel rispetto dell’edificio, impegnando un team d’ingegneri che ha lavorato in stretta collaborazione con il gruppo di progettazione per consolidare la struttura originaria in muratura. La cifra dell’intervento è leggibile attraverso i dettagli: la scansione ritmica della nuova facciata; il modo in cui la nuova scatola architettonica entra in contatto con il paramento murario esistente, generando un filtro vetrato in cui sono concentrate scale e ascensori; l’elegante stacco tra gli accessi in calcestruzzo al foyer e la facciata storica; i profili metallici nelle facciate laterali per insonorizzare i nuovi camerini. L’intero intervento si muove tra futuro e passato, in un’interpretazione chiara che con sobrietà e disinvoltura fa ricorso alla tecnologia, metafora di un Paese «snello» e ambizioso.
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Autore

  • Davide Fragasso

    Nasce a Pescara nel 1982 dove, senza troppa fretta, nel 2012 si laurea in architettura con una tesi sulla rigenerazione urbana dei quartieri fascisti. Interessato dalle mutazioni urbane e dalla conservazione e trasformazione del patrimonio architettonico è co-fondatore, insieme a colleghi e amici di battaglie intellettuali, del Comitato Abruzzese del paesaggio, impegnato in prima linea nella sensibilizzazione sui temi del paesaggio e dell’architettura. Nel 2009 organizza il workshop internazionale “Metro-Borghi” a cui partecipano le Università di Lubiana, Pescara e della Florida. Dal 2013 è dottorando in architettura con una ricerca sul ruolo del metodo nella pratica professionale e nell’insegnamento dell’architettura. Nel 2014 la sua ricerca è selezionata per il convegno “La ricerca che cambia” – convegno nazionale dei dottorati italiani dell’architettura, organizzata dallo IUAV. Vive e lavora come architetto in Svizzera dove, parallelamente alla professione, coltiva con ottimistica pazienza la propria personale ricerca partecipando a concorsi e convegni senza dimenticare nei ritagli di tempo la passione per la musica, la fotografia e la bicicletta.

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Last modified: 20 Luglio 2015