Londra. Non si è fatta attendere la classifica dei 100 studi di architettura più grandi al mondo che, giunta alla diciottesima edizione, è stata pubblicata allinizio del nuovo anno. Il Worlds Largest Architecture Practices 2012 (WA 100 2012) è, infatti, un ormai consueto supplemento a «Building Design», il «foglio» settimanale di architettura britannica. I dati per le classifiche sono stati raccolti dallagenzia Camargue per conto di BD e sono basati sulle risposte date a 1.400 questionari compilati dagli studi professionali.
Nellanno corrente, Aedas, multinazionale con uffici nel Regno Unito, Stati Uniti e Cina, primeggia in graduatoria con uno staff che sfiora i 1.500 architetti e un fatturato che oscilla tra i 180 e i 190 milioni di dollari. Guidata da Keith Griffith, global chairman, Aedas ha scalzato un altro gigante, Aecom (con sede negli Stati Uniti), soprattutto grazie alla notevole ascesa in Asia, che ha portato 364 nuovi architetti tutti impegnati in Cina e a Singapore. E un Estremo Oriente in forte espansione sta cambiando la geografia dei primi dieci studi che impiegano il maggior numero di architetti: due delle new entries provengono, infatti, da Corea del Sud (Samoo Architects & Engineers) e Singapore (Dp Architects), mentre ormai 4 su 10 hanno la loro sede principale in Asia (oltre ai consolidati giapponesi Nikken Sekkei, i cinesi di Hong Kong P&T Architects & Engineers).
Il primo (e unico) studio italiano contemplato nel ranking è il milanese Progetto CMR che si attesta al 78° posto, guadagnando 19 posizioni rispetto alledizione 2011. Con 122 architetti e un fatturato tra i 10 e i 20 milioni di dollari è, ovviamente, uno studio con attività «globale»: cantieri in Cina (lo stadio da 22.000 posti del Songjiang football club è stato inaugurato lo scorso 16 settembre), India e Turchia. Nel complesso la dimensione degli studi nelle prime 100 posizioni oscilla tra i 1.500 architetti di Aedas e gli 85 del National Engineering Bureau (Emirati Arabi Uniti).
Che cosa dicono davvero queste classifiche? Leggendo con cura il dossier e i vari approfondimenti non può lasciare indifferenti la cifra di globalizzazione sottesa a tutte le pratiche professionali, indipendentemente dalla loro posizione geografica: è evidente un appiattimento del costruito, quasi esclusivamente presentato attraverso asettiche e stereotipate restituzioni in realtà virtuale che rendono omogenea la produzione architettonica dal primo allultimo studio. Equivale a dire, in linea di massima, che per essere unazienda competitiva nel campo del costruito sono necessari solo i numeri: personale e fatturato, secondo le bieche logiche del corrente mercato economico.
Più interessante si rivela la breve graduatoria dei professionisti con la migliore reputazione (most admired practices) che compensa, solo in parte, la Babele di numeri restituita dalla WA 100 2012. Si tratta di dodici studi segnalati dagli stessi architetti che hanno preso parte allindagine: ai primi tre posti Foster & Partners, Herzog & De Meuron e Som, seguiti da Renzo Piano, Rogers Stirk Harbour & Partners, il neo curatore della Biennale di Architettura di Venezia David Chipperfield, ancora Nikken Sekkei, Big (Bjarke Ingels Group), Hok, Ieoh Ming Pei, Peter Zumthor e Zaha Hadid. Solo quattro di questi, un terzo del totale, sono presenti in entrambe le classifiche, chiaro segnale del fatto che la reputazione non va di pari passo con la dimensione delle strutture.
Quello che manca del tutto è unanalisi della qualità delle architetture, che rende le 74 pagine del fascicolo una sorta di catalogo pubblicitario allinterno del quale è difficile distinguere gli spazi destinati al battage da quelli utilizzati per descrivere sommariamente la produzione dei singoli studi. Il tutto potrebbe risolversi nella pubblicazione di qualche tabella allinterno di «Building Design»: in ogni caso, i professionisti che volessero prendere parte al censimento del 2013 potranno presentare la propria candidatura allagenzia Camargue (ljespersen@camarguepr.com).
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