Lesposizione «Sept fois plus à louest» (alla Fondation Edf fino al 25 marzo), è la tappa finale di un progetto più ampio. Sette luoghi cardine della Bretagna sono stati messi in luce, tra luglio e settembre 2011, da Yann Kersalé. Lartista e lighting designer francese che ha illuminato, tra gli altri, i giardini del Quai Branly, lOpéra di Lione, il porto di Saint Nazaire e la Torre Agbar di Barcellona, li ha scelti come laboratorio di ricerca e sperimentazione sulla materia luce, sulle atmosfere create «nellora blu» che caratterizza i crepuscoli estivi. Le installazioni che ne conseguono rivelano, di ciascun sito, la sua forma, identità e storia. Per fare questo Kersalé usa con grande maestria e parsimonia la luce artificiale: invertendo il processo creativo, parte dalla notte, dalla materia nera e «come un incisore», ama ricordare, procede togliendo il nero di fondo per poi passare attraverso linfinita gamma dei grigi, fino ad arrivare al bianco essenziale. I suoi bagliori tessono scenari di apparizione e scomparsa ispirati dalla mutazione quotidiana di uno stesso luogo o di una stessa architettura, offrendo diverse interpretazioni e unaltra memoria, in bilico tra il conosciuto, il riconosciuto e il ricordato. Le immagini e le registrazioni derivate dalle sette installazioni, durate il lasso di poche ore, acquistano spessore e tempo negli spazi neri della Fondazione parigina che le ospita (nella foto, «Profondeur des lames»). Le trasposizioni dei progetti, definite dallartista stesso «mises en abîme», sono a loro volta proiezioni visive: una sorta di duplicazione allinfinito del segnale luminoso, oggetto di esposizione e unica fonte di luce del luogo che le accoglie. La mostra si trasforma in un percorso percettivo, dove alle proiezioni viene aggiunto solo un segnale audio, il suono proprio, o ricreato per affinità, del sito. Il buio, perseguito nelle installazioni paesaggistiche e urbane come nella mostra, sostiene bene la narrazione, permettendo di discernere il disegno e intravedere i percorsi poetici tracciati.
La luce blu del crepuscolo
