Paolo Giordano (docente di Disegno e rilievo presso la Facoltà di architettura della Seconda Università di Napoli) ha completato il restauro dei muraglioni concentrici che racchiudono il complesso baronale del castello di Acerra (Napoli). Il progetto, avviato nel 2006 su incarico del Comune, è stato ultimato solo ora (con la lentezza che contraddistingue spesso le vicende architettoniche italiane), dopo cinque anni, con un costo di circa 1,5 milioni. Giordano ci racconta che ha provato a sovrapporre la pianta di un famoso teatro romano (nello specifico quella del teatro di Leptis Magna in Libia) alla planimetria del castello baronale: dallaccostamento è leggibile la totale coerenza tra la struttura tipologica della fortezza con la precedente costruzione romana della quale erano già state individuate alcune tracce. Vederlo rappresentato con tale evidenza colpisce. «Come definire il mio lavoro?», si chiede Giordano con una punta dironia e amarezza. «Come una critica alla spettacolarizzazione e allimmaterialità dellarchitettura, ma anche alla banalità materica contemporanea nel suo rifiutare il confronto con quel paradiso perduto dellarchitettura che Ludovico Quadroni vedeva nelluso della pietra». Durante i restauri il Comune ha anche bandito un concorso di architettura (vinto a luglio dal gruppo composto da B5 Srl, Francesca Brancaccio, Laura Falcone, Bruna Vendemmia, Stefano Di Benedetto, Marina Di Guida, Melania Cermola) che prevede di estendere la riqualificazione allintera piazza antistante, con il completamento del restauro di alcuni locali del sottotetto del castello baronale. Al contrario di Napoli forse anche Acerra, come altri comuni campani grazie allarchitettura, comincia a inseguire il futuro ripartendo dalla scoperta del proprio passato.
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