Dopo la firma dellAccordo di programma dello scorso giugno, si è arrivati alle ultime tappe delliter amministrativo. Alla conferenza dei servizi (che ha analizzato le oltre 5.600 osservazioni presentate e apportato modifiche alle Norme tecniche di attuazione, tra cui labbassamento delle torri da 90 a 80 m, linclusione delle prescrizioni della commissione Vas e la realizzazione di un piano di monitoraggio ambientale costante) sono seguiti un consiglio straordinario della Regione Veneto in cui si è respinta una richiesta di moratoria in attesa dinterventi programmatici successivi, nonché gli avvalli delle amministrazioni interessate (Dolo e Pianiga). Al momento in cui questo giornale va in stampa, per lultimo assenso manca solo la firma di Luca Zaia, governatore della Regione, dopodiché il progetto (terziario, commerciale e ricettivo su unarea di 715.000 mq dal costo stimato di 2 miliardi), passerà alla fase esecutiva. Gli esiti sono quantomeno paradossali: di fronte al rispetto della normativa (la maggior parte delle aree ricade comunque in zone destinate ad attività produttive) e toccata di rimbalzo da alcune riflessioni antitetiche di Zaia (la sua affermazione alla Ponzio Pilato che «le variazioni urbanistiche passano in Regione a livello notarile se hanno lok dei consigli comunali e della Provincia» e la necessità di rifondare il rapporto tra uomo e natura rispetto a come è stato vissuto finora nel Veneto), lultimo passo è stato demandato ai sindaci di due comuni veneziani che sommano circa 30.000 abitanti, di fronte a un intervento attorno al quale gravita il Veneto (larea sarà raggiungibile, in 60 minuti, da 4,7 milioni di abitanti). Non hanno inciso sulliter nemmeno le 11.000 firme raccolte dai Comitati ambiente territorio, che nel corso delle serate di presentazione del progetto si sono duramente opposti.
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