La manovra di luglio elimina il «forfettone» e crea un nuovo regime che sarà operativo dal 1° gennaio 2012. Applicabile se si intraprende unattività, dimpresa o lavoro autonomo, o se la si è intrapresa dal 2008, dà una fiscalità molto favorevole: il pagamento di unimposta sostitutiva (di Irpef e addizionali regionali) del 5%, lesonero dagli adempimenti Iva (che non dovrà essere indicata in fattura né versata periodicamente), lesenzione dallIrap e lesclusione dagli studi di settore. La sua applicazione però è fortemente limitata (secondo alcune stime potrà accedervi solo il 4% degli attuali contribuenti minimi): in linea di massima se ne potrà usufruire per un quinquennio ma solo fino al compimento del 35° anno detà, ma non si deve avere esercitato unattività professionale o dimpresa (anche associata) nei tre anni precedenti, lattività non deve essere la mera prosecuzione di unaltra svolta come lavoratore dipendente o autonomo e, se prosegue unimpresa esercitata da un altro soggetto, i ricavi di questultima nellultimo anno non devono avere superato i 30.000 euro. Per il restante 96% (ossia chi avrà i requisiti per laccesso allattuale regime dei minimi) le strade possibili saranno due: il regime ordinario o un regime transitorio semplificato, che esenta dal pagamento dellIrap ed esonera dallobbligo di registrazione e tenuta delle scritture contabili ma reintroduce lIva (con il suo versamento annuale), assoggetta al pagamento dellIrpef secondo gli scaglioni di reddito e reintroduce lobbligo della compilazione degli studi di settore. Cosa comporta tutto questo per gli architetti, soprattutto giovani? Gli under 40, che costituiscono ormai il 40% degli iscritti agli Ordini (cfr. indagine Cnappc-Cresme, «Il Giornale dellarchitettura» n. 96) e dispongono di bassi redditi percepiti lavorando prevalentemente in modo autonomo (secondo i dati Inarcassa e Almalaurea, che tuttavia non identifica chi è libero professionista e chi finta partita Iva), dovranno di fatto pagare più tasse, vedranno aumentare i costi di gestione di una partita Iva che per molti copre un rapporto di lavoro dipendente, dovranno versare più contributi a Inarcassa e avranno a che fare con gli studi di settore (strumento, obsoleto o malgestito, inadatto per la verifica del giusto rapporto tra redditi, lavoro e contribuzione). Il tutto in un mercato edilizio e infrastrutturale colpito pesantemente dalla crisi, penalizzato da una situazione nazionale incerta e poco promettente. Un cambiamento è necessario, e richiesto anche dai giovani architetti. Dovrebbe essere il risultato di serie riforme della formazione e delle professioni (sempre rimandata), ma anche fiscale e del mercato del lavoro e non essere guidato dalla sola necessità di fare cassa. Ma a quando?
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