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Written by: Design

Post-digitale: incredibile quel che si può fare

Post-digitale: incredibile quel che si può fare

Eindhoven (Olanda). Un chiosco ambulante per la prototipazione rapida su strada (Unflod). Una stampante in grado di proiettare i nostri disegni sui muri facendoli interagire in un universo fisico parallelo (Tim Knapen). Magliette progettate in 3D come ali d’uccello (The T-Shirt Issue). Ma anche mobili da costruire su misura partendo da un semplice download del foglio istruzioni (Minale Maeda per Droog Design). E, ancora, una parete puntellata di bustine di plastica contenenti piccoli oggetti ridotti in polvere, a ricordare, invertendo il processo (Lucas Maassen e Raw Color). E non è tutto: perché basta attraversare una seconda stanza per scoprire che cristalli e led, governati da un computer, possono generare arcobaleni di luce, confermando, in barba a Isaac Newton, che la scienza non distrugge ma può anche creare nuovi modelli di poesia in natura (Troika).
Parte da un giovane gruppo di designer nordeuropei, in cerca di una terza dimensione che sfugga al perimetro angusto di un computer, l’ultima riflessione sul design ai tempi della rete. L’occasione è la mostra allestita per la Dutch Design Week di Eindhoven presso il centro di ricerca Mu. In un’immagine: una raccolta di progetti che aprono e rispondono (in parte) a interrogativi sempre più attuali. Primo tra questi, l’incidenza dei nuovi strumenti sul mondo fisico. Vista da qui, la rivoluzione digitale annunciata da Nicholas Negroponte sembra distante anni luce. È il 1995 quando il fondatore del Media Laboratory del Massachusetts Institute of Technology celebra l’inizio di una nuova era. All’epoca, per descrivere la portata del cambiamento, Negroponte parla di bit e di atomi, sottolineandone la distanza siderale. Ovvero, l’impossibilità di comprensione oggettiva dei primi e l’oggettualità definita dei secondi.
A Eindhoven, Claire Warnier, costola del duo Unflod, nonché co-curatrice della piattaforma, offre lo spunto per un passaggio di grado: «L’obiettivo della mostra è dimostrare quanto le nuove ricerche nel campo del design non siano più frutto di una relazione “on/off” tra bit e mondo reale ma siano nate dall’ibridazione tra i due mondi. La sfida è comprendere la portata di questa relazione, verificando le possibilità di un ritorno a pratiche di progettazione del quotidiano». Lucas Maassen e Raw Color con «d/struct» confermano la visione: digitale/mondo reale non viaggiano più su binari paralleli. Nelle sale del Mu basta scegliere una delle loro polveri colorate, posizionarsi con la busta davanti a uno scanner 3D, per (ri)produrre nuovamente l’oggetto cambiando, se si vuole, un dettaglio. Tracciata digitalmente, la polvere bianca tornerà a essere un mouse; quella arancio una lampada Ikea, quella celeste un secchio, dando vita a un magazzino parallelo di nuove/vecchie merci. Da segnalare anche Julian Bond, diploma al Royal College of Art di Londra, che qui presenta la sua ultima creatura: Pixel Casting Machine, una macchina di stampaggio per la produzione di vasi: l’ingrediente base è l’argilla; la tecnica è quella tradizionale del colaggio, mentre il plus è rappresentato dalla possibilità offerta agli utenti di creare oggetti unici, controllando il processo. Anche Markus Kayser, con «Solar Sint/Cutter», si misura con il «fare»: in questo caso il tema è quello delle risorse disponibili: luce solare per produrre oggetti grazie a un dispositivo a bassa tecnologia.
E gli esempi potrebbero continuare, abbracciando il vasto repertorio dal futuro offerto dal MoMa di New York, dove «Talk to me», la straordinaria mostra curata da Paola Antonelli, ha sdoganato temi complessi come il design d’interfaccia, o l’immaginifica vetrina offerta a settembre dal V&A Museum di Londra con «Industrial Revolution 2.0», saggio delle nuove frontiere offerte dalla prototipazione rapida. Il catalogo è ampio. Impossibile ora non chiedersi come e quanto inciderà sul digitale il ritorno all’atomo?
«After the Bit Rush-Design in a Post Digital Age», Mu, Eindhoven, fino al 23 dicembre. www.mu.nl
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Last modified: 22 Luglio 2015