Le parti mancanti del tempio G di Selinunte (che non era terminato quando nel 409 a.C. Annibale distrusse la colonia greca) sono molte ed é quindi improprio parlare di anastilosi. Malgrado ciò lidea di riedificazione non è nuova, tanto che già nel 1975 lo storico e politico Rosario Romeo aveva promosso una campagna per la ricostruzione del tempio dando vita a un acceso dibattito cui partecipò anche Cesare Brandi. Allora prevalsero la riflessione sulla non certo positiva esperienza dellanastilosi del tempio E, nonché il timore per la totale trasformazione del paesaggio storicizzato della zona archeologica che leventuale ricostruzione avrebbe inevitabilmente causato.
Oggi ci sono forti pressioni politiche sul parco archeologico di Selinunte, anche perché presto dovrebbero arrivare ben 8 milioni provenienti dal Po Fsr 20092013 e non a caso Salvatore Settis ha definito la proposta «unopera di regime fuori fase storica».
É bene ricordare che in Sicilia per quel che riguarda la conservazione e tutela dei monumenti e del paesaggio che li circonda vi sono altre emergenze e, tra le tante, è emblematico labusivismo diffuso nella valle dei templi di Agrigento. Così, mentre si discute su quello che lo storico dellarcheologia classica Nunzio Allegro definisce «una specie di ponte sullo stretto dellarcheologia», negli stessi giorni, nella vicina Tunisia, sotto la guida del ministro della Cultura e salvaguardia del patrimonio, Ezzedine Bach Chaouch, si sta compiendo una decisa azione di salvaguardia, tutela e valorizzazione con una battaglia per la demolizione degli edifici abusivi nellarea del parco archeologico di Cartagine-Sidi Bou Said: unarea di 400 ettari che, pur essendo patrimonio mondiale per lUnesco, è stata oggetto di saccheggio e sfruttamento da parte del vecchio regime.
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