Le nazioni occidentali condividono, sul piano giuridico, le stesse finalità riabilitative e risocializzative della pena carceraria. A differenza dellItalia, allestero però è possibile ritrovare esempi di carceri che sono spazialmente coerenti con tali finalità, ovvero autentiche espressioni architettoniche. Ciò avviene anche per labitudine sia di affidare ad architetti incarichi di progettazione, sia di ricorrere ai concorsi didee per la realizzazione. Tra le opere, a titolo esemplificativo vanno citati: il progetto di rinnovamento della prigione di Arnhem, in Olanda (Rem Koolhaas), dove coesistono passato e modernità; il Centro penitenziario di Brians, in Catalogna (Bonell e Rius), che attraverso la metafora urbana definisce un articolato spazio fatto di edifici dallimpianto eccellente, ben integrati con lambiente circostante; la Maison darrêt di Brest, in Francia (Remy Butler), attenta alla psicologia dei detenuti e alla qualità di uno spazio radicalmente diverso da quello geometrico-cellulare della sorveglianza; il Centro di detenzione di Bozeman nel Montana, Stati Uniti (Wayne Berg), inserito nel paesaggio montano con volumi bassi e allungati; la Mutter-Kind-Heim, Justizvollzugssanstalt III a Preungesheim, in Germania (5 Rolf Gruber), struttura penitenziaria per madri detenute con bambini la cui connotazione carceraria appare meno marcata grazie alla scelta dei materiali, dei componenti e dei colori; il penitenziario di Dordrecht, in Olanda (Thomas Tavera), caratterizzato sia da un forte uso del colore ispirato ai lavori di Mondrian, sia da un originale linguaggio formale; la prigione di Stato orientale dello Jutland, in Danimarca (Friis & Moltke), che assolve alle rinnovate esigenze penitenziarie e trattamentali sintonizzandosi sulle ricerche contemporanee della ricerca progettuale. Lo scorso marzo la Danimarca ha indetto un concorso per una prigione che puntasse sulla riabilitazione fisica e mentale aggiudicato a C.F. Møller.
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