Ci sono dei luoghi, a Vienna, che talvolta sembrano sospesi tra dimensione metropolitana e campagna, espressione di quella tipica Gemütlichkeit austriaca, ossia della placida tranquillità che forse ha contribuito in maniera non indifferente a fare di Vienna la città con la più alta qualità di vita al mondo secondo il Mercer studie. Anche la stessa architettura viennese sembra talvolta compiacersi di questa condizione di mezzo e rifiutare un certo tocco di urbanità, fatale in un paesaggio urbano che conta circa 1,7 milioni di persone.
Esemplificativo in tal senso il destino della locale edilizia residenziale, tuttora cavallo di battaglia della locale amministrazione che, da elemento storicamente in grado di formare il tessuto urbano viennese, sembra oggi perseguire, nella maggior parte dei casi, lunica logica di colonizzazione dello spazio semiperiferico lungo le direttrici generate a tavolino dallo sviluppo delle infrastrutture regionali.
Non è quindi un caso che uno dei distretti della capitale attualmente sottoposto a maggior crescita sia il ventiduesimo, a nord est del centro oltre il corso del Danubio. Il comprensorio, grazie al prolungamento della metropolitana, sta di fatto diventando teatro di alcuni dei più grossi interventi urbanistici viennesi e non solo, come nel caso del controverso progetto della nuova città sul lago di Aspern.
Di dimensione più contenuta, ma conferma della tendenza in atto, è il progetto per larea di Mühlgrund, esito di una serie di tre concorsi indetti nel 2007 per altrettanti lotti, tra cui lultimo, realizzato da Adolf Krischanitz, Hermann Czech e Werner Neuwirth, nato come intervento pilota finanziato dal Comune per promuovere insediamenti residenziali diversificati e flessibili per differenti nuclei familiari, mantenendo calmierati i prezzi degli affitti grazie a ridotti costi di costruzione.
Su una superficie di oltre 6.000 mq, il progetto di Krischanitz, uno dei più aulici ed eleganti architetti della generazione di mezzo viennese, impegnato attualmente anche nel restauro e ampliamento della 20er Haus, interpreta in chiave urbana il tema della residenza a media densità periurbana, elemento di spicco del paesaggio dello sprawl austriaco, sviluppando su due corpi paralleli allineati allorditura stradale un variegato esercizio reinterpretativo di un lessico che si potrebbe definire basilare, vista la frugalità degli elementi del vocabolario. Le settanta unità abitative appaiono infatti il risultato di una ripetizione, in chiave controllata e rigorosa, di elementi basilari: ordinate geometrie, spesso ricorrenti nelle opere di Krischanitz, che si affacciano su una corte interna altrettanto rarefatta e introversa.
Gli appartamenti sono divisi in tre tipologie, ordinate secondo la scala koolhassiana dellS, M, L, in questo caso il lExtralarge deriva dagli spazi degli atelier posti allultimo piano e collegabili secondo necessità ai diversi appartamenti, mentre al piano terra si trovano diversi spazi comuni, di prassi nelledilizia residenziale viennese. Anche nella definizione degli ambienti interni Krischanitz sembra abbia voluto attenersi a un approccio controllato e trattenuto, disegnando solo gli spazi fissi e sviluppando una struttura interna la cui flessibilità e reversibilità facciano da contraltare a una certa serialità in facciata, ingentilita dal rivestimento in legno oltre che interrotta dallimprevedibilità delle massicce passerelle in cemento ad attraversare la corte. Ogni appartamento ha inoltre a disposizione un collegamento diretto al verde: un piccolo giardino di proprietà oppure un affaccio diretto alla corte interna.
Arrivando con la metropolitana il complesso difficilmente si scorge; spunta quasi allimprovviso tra la vegetazione selvaggia della Lobau (area umida protetta lungo il Danubio) e laltrettanto intricata selva di costruzioni, recenti o meno, dellespansione ex novo di uno dei distretti più in movimento di Vienna.
Se il progetto in sé, cifra comune nelle opere di Krischanitz, appare assolutamente controllato, logico e di concentrata eleganza, va forse verificato come possa inserirsi unopera così introversa e dal carattere volutamente periurbano, da un punto di vista tanto tipologico quanto schiettamente materico, in un contesto tra i più problematici delle attuali trasformazioni viennesi. Forse la ricetta viennese di perseguire un modello periurbano per la propria espansione ha contribuito a far guadagnare e difendere alla città il primato della qualità della vita. Se però per primeggiare bisogna muoversi verso lanti-urbano, non è forse un buon segno sullo stato di salute della città europea, statistiche a parte.
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