Ho letto con interesse il breve articolo dedicato dal suo giornale (n. 97, agosto-settembre 2011) al museo Lalique, il cui allestimento interno è stato realizzato dalla ditta Goppion su progetto dellarchitetto Jean-Michel Wilmotte. Tuttavia sono stato un po sorpreso dal fatto che lautrice abbia pensato che sia stata proprio la Goppion a voler lasciare a vista i meccanismi di funzionamento delle vetrine per esaltare le proprie capacità costruttive e ingegneristiche, che non si possono certo definire virtuosismi, ma che appartengono invece al mondo della meccanica complessa. Al di là del fatto che la Goppion non certo bisogno di autoreferenziarsi, bastandole le decine di lavori eseguiti in musei di tutto il mondo, mi meraviglio che la vostra collaboratrice non sappia che il rapporto fra il progettista (in questo caso Wilmotte) e la ditta realizzatrice del progetto(in questo caso la Goppion) non preveda in alcun caso che questultima possa prendere iniziative non concordate con il progettista: ciò significa in breve che la scelta di lasciare a vista i meccanismi delle vetrice è stata una scelta dellarchitetto Wilmotte.
La puntualizzazione è utile. Ritenevamo che risultasse abbastanza evidente quanto fosse improbabile che la Goppion volesse lasciare a vista i meccanismi delle teche, mentre tali generi di scelte sono sempre ascrivibili al progettista. Averlo esplicitato rimuove ogni dubbio eventuale.