Parallelamente allindagine dellOsservatorio, lOrdine di Roma ha redatto un profilo della professione che mette in evidenza una serie di situazioni critiche, dovute principalmente allelevato numero di architetti operanti sul nostro territorio e a un mercato poco dinamico e molto frammentato, che ha difficoltà a essere competitivo sulle piazze estere. Incrociando dati forniti da Cresme (con il supporto di Archi Euro ed Eurostat), Agenzia delle entrate e Inarcassa, traccia un quadro a tinte fosche della situazione che, nelle parole del presidente Amedeo Schiattarella, «giustifica pienamente il malessere della categoria e il carattere urgente di provvedimenti atti a modificare le attuali logiche del mercato».
Partendo dalla scala provinciale (analizzata attraverso 1.374 risposte a un questionario), effettua un confronto con quella nazionale e, in una prospettiva ancora più ampia, con lEuropa, e fa emergere, con le dovute specificità, punti critici ricorrenti.
Il primo riguarda il numero degli iscritti, in costante aumento: rispetto allEuropa, dove dati Archi Euro del 2005 rilevano una media di 1 architetto ogni 1.353 abitanti, lItalia ne fornisce 1 ogni 470, mentre la Provincia di Roma addirittura 1 ogni 280.
La professione risulta inoltre molto frammentata, distribuita in studi con una media di 1,4 addetti (che per Roma sale a 2,16), contro i 6,6 in Inghilterra, 4,1 in Francia e 4,5 in Germania. Il taglio medio-piccolo, se da una parte si adatta meglio al territorio italiano (dove è più diffusa la piccola scala delle commesse con i progetti di respiro più ampio affidati spesso a grandi studi stranieri), dallaltra non favorisce la competizione su un mercato europeo e mondiale. Ma anche il mercato nazionale non sembra essere così favorevole, costringendo a «sopravvivere» in un contesto di competenze da chiarire (soprattutto con geometri e ingegneri) che porta a ridurre le richieste di compenso per poter essere competitivi. E i dati sui ricavi medi confermano queste tendenze: secondo Inarcassa, nel 2007 il reddito dichiarato dagli architetti (anche se è possibile che le cifre siano in parte falsate dalla porzione di «sommerso» che soprattutto le commesse private di piccole dimensioni generano nel nostro paese) era 27.207 euro (a Roma 26.526), media però dei redditi di uomini, che dichiarano 32.583 euro, e donne, che percepiscono sensibilmente di meno, 17.947. Inferiori ai redditi medi della categoria dei liberi professionisti, questi numeri difficilmente permettono un pieno ingresso nel mercato del lavoro (nazionale prima di tutto), relegando i più nel ruolo di «subappaltatori» qualificati.
Lo studio romano è accomunato dallindagine dellOsservatorio da una costante: nel dichiarare tra le tipologie di attività in quale settore si pratica maggiormente la professione, la voce «altro» risulta quasi sempre preponderante.
Questo significa che laffiancamento di attività alternative diventa una consuetudine necessaria, spesso, proprio per sostentare una professione sempre più in crisi.
«Il profilo e gli scenari della professione di Architetto», a cura di Matilde Fornari e Cecilia Pascucci, 2010, Prospettive Edizioni