A volte capita che per boicottare intellettualmente un progetto ci si spinga sino a mistificare le intenzioni di chi lha concepito. Se poi il partito dei detrattori trova eco sul maggior quotidiano italiano (Pierluigi Panza sul «Corriere della Sera» del 21 gennaio 2010, al quale la nuova copertura sembra tanto «stile chalet»), la cosa non può che far rumore. Secondo Marco Dezzi Bardeschi (Politecnico di Milano), quella precedente aveva bisogno «solo di una leggera manutenzione», mentre la nuova «nega la percezione dei mosaici con luce naturale»: «un falso storico» ribatte Meli, per il quale «solo un ambiente in ombra e coibentato garantisce la conservazione». Franco Tomaselli (Facoltà di Architettura di Palermo) consegna poi a una lettura distorta del progetto affermazioni come quelle sulla riconfigurazione delle superfici dei mosaici, che a suo dire si estenderebbe alla totalità di essi, e sulla rimozione meccanica e rimessa in quota per circa la metà, quando invece si è trattato dello «stacco soltanto di piccole porzioni (circa 10×10 cm)». Lungi dal negare una pietra miliare della musealizzazione archeologica, lintervento ne rivela anzi una profonda comprensione. Di più: Minissi poteva essere persino migliorato.
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