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Laura MilanWritten by: Città e Territorio

Come se la passano i cugini

Roma. Il Consiglio nazionale degli ingegneri (Cni) il 17 febbraio ha presentato il «1° rapporto sugli ingegneri in Italia», elaborato dal suo Centro studi con la redazione di Emanuele Palumbo e Antonello Pili e il coordinamento di Massimiliano Pittau. Partendo dalla formazione universitaria, il documento analizza lo stato della professione dal punto di vista occupazionale e dell’accesso all’Albo nel contesto del mercato dei servizi in generale e dei bandi pubblici, cercando di tracciare un quadro il più possibile a 360° della sfaccettata e sempre più ramificata figura dell’ingegnere.
Il percorso di studi è sempre più ambito (aumentano le immatricolazioni e la presenza femminile) nonostante le difficoltà di dialogo tra Università e mondo professionale. I settori più vicini all’edilizia e alla gestione del territorio raccolgono il 25,5% degli iscritti complessivi, ma alcuni nuovi corsi hanno faticato a vedere riconosciuti i nuovi percorsi formativi: Ingegneria dei sistemi edilizi (LM 24) e Ingegneria della sicurezza (LM 26) sono state equiparate solo nel 2008 all’Ingegneria civile (28/s) e all’Ingegneria dell’automazione (29/s) ai fini dell’iscrizione all’Albo. È inoltre problematica l’eccessiva offerta formativa degli ultimi anni, mentre c’è accordo con le conclusioni del Consorzio Almalaurea nell’affermare il sostanziale fallimento della laurea di primo livello, che continua a essere percepita come tappa di un percorso formativo più lungo; poco richiesta da un mercato che premia, anche nelle retribuzioni medie, i laureati quinquennali. Nel complesso, la laurea in Ingegneria registra, nonostante la crisi economica, un’occupazione pressoché «piena» in tutti i settori, anche se le diseguaglianze tra domanda e offerta nelle diverse aree geografiche portano a migrazioni dei lavoratori e dei laureati (nel 2009 Lombardia, Lazio e Veneto chiedevano circa 400 laureati, mentre Campania, Sicilia ed Emilia Romagna registrano invece un surplus di offerta).
Professione ancora sostanzialmente «aperta» (per la sezione A l’89% dei laureati supera l’esame di Stato, mentre per la B la percentuale si fissa sull’80,3%), la quota di appannaggio degli ingegneri nel settore delle costruzioni, principale mercato, cresce dal 17,7% del 2008 al 20,4% del 2010. La crisi, che sembra quindi avere in qualche modo «rafforzato» la presenza degli ingegneri sul mercato edilizio, ha tuttavia influito sui loro redditi, scesi mediamente del 10% tra 2007 e 2010, mentre i livelli retributivi, seppur più alti di quelli dei «colleghi» architetti, si collocano costantemente al di sotto della media dei principali paesi europei, con la forbice che si allarga man mano che ci si allontana dal conseguimento della laurea.
Principale nodo problematico, evidenziato su queste pagine il mese scorso anche dal presidente del Cni Giovanni Rolando, è la marginalizzazione dei liberi professionisti nel mercato dei bandi pubblici di progettazione, effetto di una liberalizzazione dei compensi che penalizza sempre di più le prestazioni professionali. Infatti, secondo i dati elaborati, nel 2010, per le gare che bandivano almeno una delle fasi di progettazione senza l’esecuzione dei lavori, l’importo medio di aggiudicazione era circa 200.000 euro e il ribasso medio del 43,1%, in crescita rispetto al 2009. Se i bandi comprendevano invece la progettazione e l’esecuzione il ribasso medio si dimezzava (21,4%). I liberi professionisti (individuali, associati o in società di professionisti) sono così progressivamente esclusi dai bandi di progettazione ed esecuzione, che riescono ad aggiudicarsi solo nel 3,6% dei casi (per uno 0,2% degli importi complessivi), anche se resistono nelle gare di progettazione, che vincono nel 43,4% dei casi (accaparrandosi il 16,4% degli importi). Sempre a proposito di gare, la situazione diventa più complicata relativamente alla determinazione dei corrispettivi a base d’asta, che fanno ancora riferimento ai prezziari regionali, alla richiesta, illegittima, della cauzione per l’affidamento degli incarichi di progettazione e soprattutto ai criteri di aggiudicazione: nel 2010 l’8,1% delle gare di sola progettazione è stato aggiudicato al massimo ribasso o associando la valutazione del curriculum, mentre il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa non sempre ha tenuto conto dei «pesi» indicati dal ministero delle Infrastrutture, secondo cui gli elementi qualitativi di valutazione devono avere una maggiore incidenza sui fattori «tempo» e «prezzo» della prestazione.

Autore

  • Architetto e dottore di ricerca in Storia dell’architettura e dell’urbanistica, si laurea e si abilita all’esercizio della professione a Torino. Iscritta all’Ordine degli architetti di Torino, lavora per diversi studi professionali e per il Politecnico di Torino, come borsista e assegnista di ricerca. Ha seguito mostre internazionali, progetti e pubblicazioni su Carlo Mollino e dal 2002 collabora con “Il Giornale dell’Architettura”, dove segue il settore dedicato alla formazione e all’esercizio della professione. Dal 2010 partecipa attivamente alle iniziative dell’Ordine degli architetti di Torino, come membro di due focus group (Professione creativa e qualità e promozione del progetto) e giurata nella 9° e 10° edizione del Premio Architetture rivelate. Nel 2014 fonda lo studio Comunicarch con Cristiana Chiorino, che, focalizzato sulla comunicazione dell’architettura, fa anche parte del network internazionale Guiding Architects. Co-fondatrice nel 2017 dell’associazione Open House Torino, è attualmente caporedattrice de “Il Giornale dell’Architettura” e curatrice de “Il Giornale dell’architettura, il nostro primo podcast”.

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Last modified: 10 Luglio 2015