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Luigi BartolomeiWritten by: Città e Territorio

Bologna: la manutenzione, che rivoluzione!

Bologna. Forse solo chi non è soggetto al ricatto delle urne può permettersi il lusso di fare davvero politica e così, il commissario straordinario Annamaria Cancellieri, dopo aver rimesso a nuovo le principali arterie di traffico della città, mette mano al centro storico, assegnandone già ad agosto il riordino al genovese Bruno Gabrielli, professore emerito di Urbanistica all’Università di Genova, con un incarico da 24.000 euro, tra i malumori di più di un architetto di questa città che continua a non mostrare alcuna simpatia per gli «stranieri», e men che meno se genovesi (l’incarico a fine dicembre è stato prorogato fino al 15 marzo per altri 17.136 euro).
Pier Luigi Cervellati, appena due giorni dopo il conferimento dell’incarico, già vaticinava l’inutilità del piano, che egli sapeva intravedere come una mera serie di operazioni di comune buon senso. Ora, a distanza di mesi, è lo stesso architetto genovese che ci ribadisce questo punto di vista: «più che di piano, si tratta di un programma operativo relativo alla manutenzione del centro storico… eppure anche la manutenzione comporta una serie organica di azioni e testimonia una visione della città». E così, quello che per alcuni appariva poco, per altri appare troppo nell’ambito delle attività di un commissario straordinario i cui compiti dovrebbero limitarsi alla gestione dell’ordinario, e non a iniziative di più lungo periodo, influenti sull’operato della prossima amministrazione.
Dal punto di vista tecnico, tuttavia, il piano coglie le fragilità del centro storico e vi corrisponde, sia con ipotesi di nuove gestioni, sia mediante un programma d’interventi volto a valorizzare soprattutto l’immagine della città e le sedi della sua vitalità culturale.
Così, con un progetto già affidato alla coppia inedita Glauco Gresleri e Mario Cucinella, Fondazione Carisbo, Cassa di Risparmio e Banca di Bologna sosterranno il restyling di Piazza Minghetti, foyer comune alle loro sedi e bocca dell’affascinante percorso nella città infera, lungo il torrente Aposa.
Via de Pepoli, via Parigi e via Manzoni si apriranno a una fruizione esclusivamente pedonale, con una nuova pavimentazione in pietra, a garantire un’effettiva ricaduta sullo spazio pubblico e maggiore risalto di Palazzo Pepoli, dell’Oratorio di San Colombano e di Palazzo Fava (che s’inaugura come centro espositivo il 27 gennaio dopo la conclusione del restauro): tesori che la Fondazione Cassa di Risparmio sta procedendo a restaurare e restituire alla città con il progetto di museo diffuso «Genus Bononiae» (cfr. «Il Giornale dell’Architettura» n. 85, p. 14).
In piazza Verdi il piano assume invece i risultati del laboratorio di urbanistica partecipata già avviato dalla precedente amministrazione e coordinato dagli architetti Giovanni Ginocchini e Chiara Pignaris, per procedere con un accattivante arredo urbano, a risolvere le contraddizioni di questo spazio polisemico: piazza del teatro comunale e «corte dei Miracoli», salotto «@-square» con libera connessione wi-fi e cuore della zona universitaria. Interventi di restauro del verde si prevedono presso l’abside di Santa Maria dei Servi, per restituire ai bolognesi l’unico recinto di verde pubblico lungo Strada Maggiore, e in via Fondazza, per riportare al carattere originario il giardino di Casa Morandi.
Una razionalizzazione degli ingressi e una nuova sistemazione dei percorsi sono previste in piazza San Domenico e in piazza XX Settembre, mentre un nuovo piano di arredo urbano accompagnerà la passeggiata in via Orefici.
Passando così dai progetti d’architettura a quelli di gestione urbana, un «libretto d’uso» dei portici urbani è in corso di studio e sarà consegnato all’amministrazione entrante con il «manuale» per il centro storico che riassumerà gli interventi del programma sul lungo periodo e costituirà parte integrante della documentazione a sostegno della candidatura di Bologna tra i siti del patrimonio Unesco per il sistema dei suoi portici.
Un «piano di piani» quello di Gabrielli, la cui parola d’ordine è dunque integrazione, costruito in appena quattro mesi con il confronto con la Soprintendenza ai Beni architettonici e il coordinamento del dipartimento Qualità della città del Comune, con la partecipazione di tutti i suoi settori interni, dell’Urban Center e delle strutture comunali in un work in progress che si apre al coinvolgimento di soggetti esterni e privati, già impegnati su temi o contesti particolari.
In opposizione a una città segmentata a immagine dei dipartimenti che la gestiscono, il piano promuove un progetto dinamico e aperto, a favorire la percezione unitaria del centro storico, che potrà mantenersi aggiornata se il tavolo di coordinamento che l’ha promossa si strutturerà effettivamente in ufficio permanente dedicato al governo dello spazio pubblico nella città storica, come lo stesso piano prevede.

Autore

  • Luigi Bartolomei

    Nato a Bologna (1977), vi si laurea in Ingegneria edile nel 2003. È ricercatore presso il Dipartimento di Architettura dell'Università di Bologna, ove nel 2008 ha conseguito il dottorato di ricerca in Composizione architettonica. Si occupa specialmente dei rapporti tra sacro e architettura, in collaborazioni formalizzate con la Facoltà teologica dell’Emilia-Romagna ove è professore invitato per seminari attinenti alle relazioni tra liturgia, paesaggio e architettura. Presso la Scuola di Ingegneria e Architettura di Bologna insegna Composizione architettonica e urbana, ed è stato docente di Architettura del paesaggio e delle infrastrutture. È collaboratore de "Il Giornale dell'Architettura" e direttore della rivista scientifica del Dipartimento, “in_bo. Ricerche e progetti per il Territorio, la Città, l’Architettura”

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Last modified: 10 Luglio 2015