Lambito ferroviario è una sorta di reame chiuso, riottoso, se non addirittura impermeabile al cambiamento. Contro ipotetiche innovazioni, a supporto degli innumerevoli «ma» è opposta la specificità del settore custodita da una quasi-casta che oppone, soprattutto in Italia, un viluppo dinossidabili e intangibili regolamenti.
A ben guardare, le peculiarità sono invocate spesso invano e le ragioni accampate, soprattutto in nome della sicurezza, e non hanno la stessa forza di quelle del più critico settore aereo. Soprattutto per gli allestimenti interni, il confronto è decisamente perdente per il treno. Procedendo a una comparazione sommaria, prendiamo in considerazione la serie più piccola dellAirbus, quella dellA320 (quattro versioni) da cui scegliamo il «cucciolo» della famiglia, lA318, relativamente simile, a motivo delle dimensioni della cabina passeggeri, a una carrozza ferroviaria. La differenza è indubitabile: per laereo è subito evidente il concetto di flessibilità e trasformabilità, praticamente assente nel caso del treno. Si può passare da un layout che prevede 107 posti in due classi a 132 posti nel caso di sistemazioni high density: con i nuovi sedili «Skyrider», una mezza via fra laccomodarsi e lo stare in piedi, prototipati di recente dallitaliana Avio Interiors, si può ipotizzare una configurazione «very» high density aumentando ulteriormente il carico pagante in funzione di una diminuzione di prezzo dei biglietti su tratte brevi. Questi cambiamenti, senza pregiudizio per la sicurezza, sono previsti e possono essere operati in qualsiasi momento con un lavoro relativamente breve in officina, in virtù del fatto che il pavimento è munito di binari standard in cui i sedili si fissano a innesto orizzontalmente con un sistema simile a quello di una comune libreria di casa dotata di piani registrabili. Lo stesso tipo di velivolo è allestibile in versione Acj (Airbus Corporate Jetliner) con pochi posti (15-20) e un corredo alberghiero comprendente camere con veri letti e bagni normali. Non bastasse, per laereo, le dotazioni infrastrutturali per la comunicazione a bordo (telefono mobile, wireless point, infotainment) sono in parte già operative e rispondenti a norme molto stringenti, mentre tutto ciò per il treno è novità. La ristorazione in aereo è effettuata con trolley standard (Atlas o half Atlas) coniugati a una o più galley (la cambusa di bordo) che alberga tutte le apparecchiature per il deposito, la conservazione e la cottura dei cibi. Qui, da circa quarantanni, non si assisteva a innovazioni rilevanti: proprio Airbus ha finanziato uninteressante ricerca svolta dallamericana Formation Design di Atlanta, che ha avuto il pregio di ridisegnare intelligentemente il classico trolley, rendendolo modulare, e pure il sistema della galley, ottimizzandolo. Oltre a molto resto, in concreto, sullaereo più grande di Airbus, lA380, il risparmio di peso è stato calcolato in circa una tonnellata.
Lo stesso non si può dire del settore ferroviario che, nel frattempo, nonostante tutto ciò, è in letargo. E pure i nuovi treni, a onta delle dichiarazioni, non presentano grosse novità. I layout dei sedili dei nuovi Agv di Alstom (che entreranno in servizio con Ntv verosimilmente a fine settembre) non sono modulari, così come nel caso dello Zefiro V300, progettato da Bertone per AnsaldoBreda-Bombardier e fresco vincitore di una competizione per i 50 nuovi treni delle Ferrovie dello Stato. Lo stesso si può dire per gli spazi di ristoro, sostanzialmente immutati dal tempo che fu, a eccezione dellintroduzione di qualche distributore automatico. A onor del vero, questo non succede solo in Italia, dove però il servizio ristoro è a dir poco scadente, diversamente da altri paesi europei in cui rimane un punto irrinunciabile.
In tale immobilismo, qualcuno, non certo grazie al marketing, ha intuizioni e voglia di nuovo. Si tratta del proprietario di una giovane compagnia ferroviaria: Giuseppe Arena fondatore di ArenaWays, cui va dato atto, con idee fresche e libere da preconcetti, di aver immaginato un modo diverso di vivere il treno, in cui lofferta risponde a semplici necessità oggettive di chi viaggia. Fare un po di spesa, pranzare decentemente con prodotti di qualità, acquistare il biglietto a bordo, controllare la posta elettronica e molto altro. I rendering qui illustrati danno idea di un nuovo ambiente, diverso dal solito. Non cè il concetto di modularità e di trasformabilità ma almeno si è creato un interessante tipo. I tempi straordinariamente stretti di realizzazione (ordine a maggio e consegna a settembre) forse non hanno dato modo di lavorare sui dettagli, piuttosto grezzi, confrontando il progetto con la realizzazione. Tuttavia il progresso, rispetto allo status quo, è notevole.
Articoli recenti
- COP30: per un futuro migliore, dovremo imparare dall’Amazzonia 31 Ottobre 2024
- Alto Adige, quando il benessere del territorio si riflette nella baukultur 30 Ottobre 2024
- Architettura instabile, la performance di Diller Scofidio+Renfro 30 Ottobre 2024
- In-VisIBLe, cultura accessibile a tutti 30 Ottobre 2024
- Venezia: l’Hortus Redemptoris non è più conclusus 30 Ottobre 2024
- Veneto: il patrimonio di ville e giardini valorizzato dal PNRR 30 Ottobre 2024
- L’Archintruso. Il colpo di grazia. (Chi ha ammazzato l’architettura?) 30 Ottobre 2024
- Festa dell’architetto 2024: Italia a due velocità 28 Ottobre 2024
- Vienna Nordwestbahnhof, la città senza qualità 28 Ottobre 2024
- Gres porcellanato effetto marmo: eleganza senza tempo per ogni stile 28 Ottobre 2024
- Alberto Ponis (1933-2024) 26 Ottobre 2024
- L’Archintruso. Il signor C., provetto nuotatore 23 Ottobre 2024
- Chiare, fresche e dolci acque. Urbane 22 Ottobre 2024
- Legge sull’architettura, sarà la volta buona? 22 Ottobre 2024
Tag
Edizione mensile cartacea: 2002-2014. Edizione digitale: dal 2015.
Iscrizione al Tribunale di Torino n. 10213 del 24/09/2020 - ISSN 2284-1369
Fondatore: Carlo Olmo. Direttore: Luca Gibello. Redazione: Cristiana Chiorino, Luigi Bartolomei, Milena Farina, Laura Milan, Arianna Panarella, Michele Roda, Veronica Rodenigo, Ubaldo Spina.
«Il Giornale dell’Architettura» è un marchio registrato e concesso in licenza da Umberto Allemandi & C. S.p.A. all’associazione culturale The Architectural Post; ilgiornaledellarchitettura.com è un Domain Name registrato e concesso in licenza da Umberto Allemandi & C. S.p.A. a The Architectural Post, nuovo editore della testata digitale, derivata e di proprietà di «Il Giornale dell’Architettura» fondato nell’anno 2002 dalla casa editrice Umberto Allemandi & C. S.p.A.
L’archivio storico
CLICCA QUI ed effettua l’accesso per sfogliare tutti i nostri vecchi numeri in PDF.
© 2024 TheArchitecturalPost - Privacy - Informativa Cookies - Developed by Studioata