Che da più parti si levino voci critiche contro il «restyling» delledificio monumentale costruito su progetto di Ulisse Stacchini nel 1925-1931 non è una novità. Il fatto che la riqualificazione abbia trasformato parte delledificio in uno shopping center, con difficoltà di orientamento nel reperire laccesso ai treni, è infatti una costante di tutti gli interventi rientranti nel progetto «Grandi Stazioni», varato dal Gruppo Ferrovie e in fase di attuazione per 13 principali scali ferroviari nazionali. Ma due sono gli aspetti che a Milano acuiscono il senso di disagio nel viaggiatore. Per chi giunge in stazione dalla metropolitana, la non unidirezionalità del percorso di avvicinamento ai treni, che obbliga a utilizzare due rampe disposte perpendicolarmente rispetto al naturale senso di marcia. Per chi scende dai treni, la visione della controfacciata al termine di binari e banchine: dei tre fornici che definiscono gli archi centrali di passaggio al vestibolo superiore, due sono occupati da maxischermi che proiettano in loop filmati pubblicitari, con affetto fastidiosamente ipnotizzante; più in alto, scende dallintradosso della copertura metallica un unico grande cartellone pubblicitario sagomato nel lembo inferiore secondo le cornici modanate del muro, occultandolo in gran parte; ai fianchi, gli ammezzati dei servizi di ristoro occultano la percezione delle campate laterali. Leffetto è di autentico soffocamento, a tutto discapito del pregevole restauro che invece si può ammirare nellincommensurabile atrio centrale, rimasto però quasi privo di funzione, visto che le biglietterie sono state spostate nei sotterranei.
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