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Lucia Pierro e Marco ScarpinatoWritten by: Città e Territorio

Gela: 3 domande a Emanuele Tuccio

Il nuovo Prg riuscirà a dare una nuova immagine di Gela?

Il dirompente fenomeno dell’abusivismo presenta tra gli effetti collaterali, quello di produrre un’immagine omologante di degrado diffuso che non consente di percepire la complessità dei fenomeni urbani di questa città, già colonia greca del VII secolo a.C. Vale la stessa considerazione per la presenza della mafia che non fa percepire quanto di positivo la stessa città esprime. Far emergere le differenze è il tema centrale di un progetto culturale e politico per Gela.

Quali sono gli strumenti che il Prg potrà mettere in atto?
La pianificazione in Italia negli ultimi sessant’anni induce a considerare il Prg come adempimento piuttosto che come strumento urbanistico. Le trasformazioni più rilevanti si realizzano in genere mediante l’adozione di varianti, oppure in contrasto con le previsioni dei piani, alimentando, come a Gela, un consistente patrimonio di edilizia illegale. Appare poco ragionevole affidare al nuovo Prg, anche se di buona fattura, le nostre speranze d’inversione di marcia nella direzione di una nuova qualità urbana ed edilizia. La validità del piano si misurerà con le aspettative della comunità. Esso risulterà tanto più valido quanto più riscontrerà i favori della gente, gestendo i processi di trasformazione del territorio.

Si può riqualificare un contesto caratterizzato da insediamenti abusivi?
Certamente sì. Ma l’argomento non è, al momento, materia per architetti. Qualsiasi approccio progettuale che si propone di trovare soluzioni specifiche nella disciplina architettonica si rivela ineffettuale se non preceduto, almeno nel caso di Gela, da considerazioni di ordine antropologico-culturale, dalla disponibilità di adeguate risorse finanziarie e strumenti giuridici. La costruzione abusiva non è soltanto espressione di un?attività illecita in contrasto con le norme, ma anche di assenza di qualità in contesti privi di servizi, con soluzioni tipologiche, morfologiche, tecnologiche e formali al grado più basso.

Autore

  • Lucia Pierro e Marco Scarpinato

    Scrivono per «Il Giornale dell’Architettura» dal 2006. Lucia Pierro, dopo la laurea in Architettura all'Università di Palermo, consegue un master in Restauro architettonico e recupero edilizio, urbano e ambientale presso la Facoltà di Architettura RomaTre e un dottorato di ricerca in Conservazione dei beni architettonici al Politecnico di Milano. Marco Scarpinato è architetto laureato all'Università di Palermo, dove si è successivamente specializzato in Architettura dei giardini e progetto del paesaggio presso la Scuola triennale di architettura del paesaggio dell'UNIPA. Dal 2010 svolge attività di ricerca all’E.R. AMC dell’E.D. SIA a Tunisi. Vive e lavora tra Palermo e Amsterdam. Nel 1998 Marco Scarpinato e Lucia Pierro fondano AutonomeForme | Architettura con l'obiettivo di definire nuove strategie urbane basando l'attività progettuale sulla relazione tra architettura e paesaggio e la collaborazione interdisciplinare. Il team interviene a piccola e grande scala, curando tra gli altri progetti di waterfront, aree industriali dismesse e nuove centralità urbane e ottenendo riconoscimenti in premi e concorsi di progettazione internazionali. Hanno collaborato con Herman Hertzberger, Grafton Architects, Henning Larsen Architects e Next Architect. Nel 2013 vincono la medaglia d'oro del premio Holcim Europe con il progetto di riqualificazione di Saline Joniche che s'inserisce nel progetto "Paesaggi resilienti" che AutonomeForme sviluppa dal 2000 dedicandosi ai temi della sostenibilità e al riutilizzo delle aree industriali dismesse con ulteriori progetti a Napoli, Catania, Messina e Palermo. Parallelamente all'attività professionale il gruppo sviluppa il progetto di ricerca "Avvistamenti | Creatività contemporanea" e cura l'attività di pubblicistica attraverso Plurima

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Last modified: 13 Luglio 2015