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Milena FarinaWritten by: Città e Territorio

Roma tra parchi, annunci shock, verdi utopie e concreti scempi

Mentre a Corviale in attesa della riqualificazione del piano libero dopo il concorso vinto due anni fa da Guendalina Salimei ritornano ciclicamente le proposte di abbattimento e sostituzione (cfr. la lettera a pag. 2 di questo Giornale), nei suoi pressi dovrebbe concretizzarsi un’iniziativa della Fondazione Volume!. È stato presentato il 23 giugno il progetto del «Parco nomade», curato da Achille Bonito Oliva per un terreno di 40 ettari sulla Portuense. In un paesaggio ancora intatto della campagna romana, parte della riserva naturale della Tenuta dei Massimi, si trova l’area messa a disposizione dalla proprietà (la società Emefin srl) per la realizzazione di un parco d’arte e architettura contemporanee. Il progetto è del paesaggista portoghese João Nunes con la direzione artistica di «Anomiastudio architetture» all’insegna dell’integrazione di arte, architettura e natura (nei disegni). L’attuale trama della tenuta è data dalle parcelle di terreno agricolo destinato alla produzione di grano duro, la quale offre la tipica trasformazione del paesaggio nelle diverse stagioni che va dalla terra arata alla distesa verde dei germogli, al tappeto dorato con la paglia arrotolata. Il progetto del parco mantiene l’occupazione agricola e definisce una nuova parcellizzazione, sovrapponendo alla trama esistente una griglia più astratta ed effimera di percorsi. Questa disloca sul sito 28 gallerie mobili che saranno allestite da artisti e architetti selezionati dai curatori. Si tratta di tralicci-container di legno aperti sui lati e alti 2,80 m, larghi 2,40 m e lunghi dai 6 ai 12 m a seconda delle esigenze espositive che, trasportati da camion, già compaiono nel suggestivo paesaggio della Tenuta. La nuova trama è effimera in quanto percorsi in legno o cemento sono concepiti in modo da essere arrotolati e srotolati secondo le necessità, rendendo il programma espositivo compatibile con la pratica agricola.
Intanto, nelle settimane precedenti, il sindaco Gianni Alemanno aveva sostenuto l’opportunità di costruire in altezza anche superando il Cupolone, per difendere le parti dell’Agro romano salvate dalla speculazione e dare così una casa a tutti. La dichiarazione arriva a un anno e mezzo dalla pubblicazione di un bando per reperire proprio nelle porzioni di campagna romana ancora intatte aree inedificate da destinare a i nuovi interventi di edilizia sociale. Ma, al di là degli slogan ad effetto, non sembra proporre seriamente modelli urbani per la gestione dell’espansione periferica.
Invece, una strategia può forse emergere dal masterplan energetico-economico per la città che l’economista americano Jeremy Rifkin ha consegnato allo stesso sindaco. Il piano, che richiede investimenti per 450 milioni l’anno per venti anni, prevede tre anelli concentrici fortemente interconnessi: un centro più vivibile con l’estensione delle zone pedonali e la realizzazione di nuovi spazi aperti; un anello periferico di zone residenziali, commerciali e industriali dove si svilupperanno tecnologie a basso contenuto di carbonio; l’Agro Romano valorizzato investendo sia nella produzione agricola locale che possa rendere la città più autonoma sul piano alimentare, sia in progetti per la produzione di energia rinnovabile su larga scala come serre fotovoltaiche e parchi energetici. Ci si augura che cresca anche la sensibilità per la qualità architettonica, che ha toccato i minimi storici nella vicenda del nuovo stadio centrale del tennis (nella foto), costruito in acciaio dalla società Di Lenola srl e inaugurato lo scorso aprile al Foro Italico. Promosso e realizzato dal Coni, l’intervento non ha visto alcun meccanismo di selezione del progetto che tenesse conto delle valenze architettoniche, nonostante l’importante struttura s’inserisca in un delicato complesso monumentale dal valore ormai riconosciuto.

Autore

  • Milena Farina

    Nata a Roma (1977), si laurea nel 2002 all’Università di Roma Tre, dove è Professoressa associata di Composizione architettonica e urbana presso il Dipartimento di Architettura. Nella sua attività di ricerca si occupa in special modo dello spazio dell’abitare nella città moderna e contemporanea. È autrice dei libri “Spazi e figure dell’abitare. Il progetto della residenza contemporanea in Olanda” (Quodlibet 2012), “Borgate romane. Storia e forma urbana” (Libria, 2017), Colonie estive su due mari. Rovine, progetto e restauro del moderno (GBE, 2021). Nel 2008 ha fondato con Mariella Annese lo studio Factory Architettura. Dal 2004 collabora con “Il Giornale dell’Architettura”

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Last modified: 18 Aprile 2016