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Milena FarinaWritten by: Reviews

Roma, dall’acqua alla pietra

Il recente libro di Mario Manieri Elia (Roma, dall’acqua alla pietra, Carocci, Roma 2009, pp. 172 , euro 17.50) è un contributo prezioso tra le tante pubblicazioni dedicate alla città eterna, non soltanto per la puntuale revisione critica a cui sottopone il materiale storico a partire dai più aggiornati studi sulle fonti. Il principale merito del testo risiede nella capacità di restituire una serie d’immagini sorprendenti e suggestive del paesaggio urbano nelle diverse epoche, grazie all’originale taglio del racconto, che identifica la storia di Roma con l’evoluzione del rapporto genetico che lega la città di pietra all’acqua. Il paesaggio incerto e selvaggio della Roma primordiale, una suggestiva città «acquea» il cui assetto è fortemente legato ai mutevoli elementi naturali, si cristallizza nel corso dei secoli attraverso la costruzione di una struttura urbana litica dove tuttavia la presenza dell’acqua rimane costante, pronta a prendere ciclicamente il sopravvento. Procedendo per associazioni d’idee e antinomie a partire dalla coppia fondamentale acqua/pietra (da cui oriente/occidente, ma anche natura/architettura), il racconto si snoda organizzando il materiale storico in un quadro preciso dove anche il mito può avvalorare le ipotesi interpretative (d’altronde, come afferma l’autore, «nella storia le coincidenze non sono mai casuali»). La capacità di Roma di «con-fondere» gli opposti deriva dalla volontà fondativa del dio Giano, che presiede alle duplici origini della città sui colli che si affacciano sul guado tiberino (Gianicolo e Campidoglio), luogo emblematico della posizione di Roma tra le diverse culture gravitanti nell’area mediterranea.
La lettura della storia della città attraverso il rapporto con l’acqua consente di evidenziare un momento di crisi alla fine dell’Ottocento, con la «modernizzazione» necessaria al nuovo ruolo di capitale: la realizzazione dei muraglioni interrompe il rapporto dialogico e simbiotico della città con il suo fiume. Secondo l’autore l’inadeguatezza di questo intervento risiede nella sua natura prevalentemente tecnica, privilegiata rinunciando alla costruzione di un nuovo senso storicamente fondato che dovrebbe sottendere ogni importante trasformazione urbana. Si rivela in questo giudizio, come nelle proposte più operative dell’ultimo capitolo, la doppia anima di storico e progettista di Manieri Elia, più volte coinvolto nella redazione di progetti per la città. A ben guardare, il libro è fin dalle prime pagine fortemente progettuale, orientato alla costruzione di un senso in grado di suggerire una direzione culturalmente fondata per la trasformazione, o al meno di avviare un ragionamento sulla città che appare oggi quanto mai urgente.

Autore

  • Milena Farina

    Nata a Roma (1977), si laurea nel 2002 all’Università di Roma Tre, dove è Professoressa associata di Composizione architettonica e urbana presso il Dipartimento di Architettura. Nella sua attività di ricerca si occupa in special modo dello spazio dell’abitare nella città moderna e contemporanea. È autrice dei libri “Spazi e figure dell’abitare. Il progetto della residenza contemporanea in Olanda” (Quodlibet 2012), “Borgate romane. Storia e forma urbana” (Libria, 2017), Colonie estive su due mari. Rovine, progetto e restauro del moderno (GBE, 2021). Nel 2008 ha fondato con Mariella Annese lo studio Factory Architettura. Dal 2004 collabora con “Il Giornale dell’Architettura”

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Last modified: 18 Aprile 2016