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Lucia Pierro e Marco ScarpinatoWritten by: Città e Territorio

Palermo, la rigenerazione inizia dal lungomare

Palermo. Dopo un lungo iter è stata recentemente approvata in Commissione urbanistica l’intesa sul nuovo Piano regolatore del porto (Prp), un masterplan che ridisegna tutto il waterfront urbano con un’estensione che dalla foce del fiume Oreto giunge al porto dell’Arenella. Sviluppato all’interno del programma ministeriale Porti&Stazioni, il Prp è stato redatto dall’Autorità portuale di Palermo e Termini Imerese attraverso il lavoro congiunto di un comitato scientifico, di un comitato consultivo e del laboratorio progettuale dell’Officina del Porto. Nel 2006, con le mostre della trasferta siciliana della Biennale di Venezia, si era avuta un’anticipazione dei lavori dell’Officina che, come a suo tempo da più parti rilevato, si erano mostrati inferiori alle attese e avevano condotto a una serie d’incarichi professionali diretti; una tendenza che oggi pare essere invertita dal concorso per la rifunzionalizzazione delle gru come luogo d’interazione tra il porto e la città.
Il nuovo Prp, per la cui attuazione occorreranno oltre 120 milioni, prevede lo sviluppo del traffico crocieristico e del turismo da diporto e il potenziamento del traffico merci con la delocalizzazione di gran parte del porto commerciale a Termini Imerese. Oltre alle aree «Porto operativo commerciale» (226.800 mq), «Attività industriali» (271.630 mq), «Crocieristica e passeggeri» (58.500 mq) e «Crocieristica di trasformazione-interfaccia città-porto» (86.380 mq), il Prp interessa il porto di Sant’Erasmo, il parco urbano del Foro Italico, l’antico porto della Cala, parte del parco archeologico di Castello a Mare e, a nord, i porti dell’Acquasanta e dell’Arenella.
La Legge n. 84 del 1994 definisce il Prp quale processo da attuare in sinergia con il contesto urbano di riferimento, senza però normare i modi di coordinamento con gli altri strumenti di pianificazione. A Palermo questa condizione è amplificata dalla compresenza di piani ancora in itinere quali il Piano strategico, il nuovo Piano particolareggiato esecutivo (Ppe), il Piano strategico della mobilità sostenibile e il progetto del Parco dell’Oreto (vedi articolo a fianco).
Le previsioni che interessano tutto il waterfront s’intrecciano con i programmi di trasformazione urbana ma non definiscono una visione capace di restituire coerentemente le istanze dei vari attori che interagiscono nella «Palermo capitale» di cui tutti parlano e, da questo punto di vista, le prevalenti destinazioni turistiche, crocieristiche e passeggeri limitano le prospettive di sviluppo della funzione produttiva del porto, senza restituire il complesso ventaglio di attività e funzioni che ne costituiscono l’identità. Secondo Maurizio Carta (responsabile scientifico del Prp e del Piano strategico, nonché assessore al Centro storico con delega al Piano strategico e al waterfront), il Prp «contribuisce ad avviare il processo di revisione complessiva del Prg, necessaria per normare e progettare una nuova idea di città». A tale proposito basterebbe guardare al progetto del waterfront di Amsterdam dove, attraverso l’interazione tra fondi pubblici e privati, si è attuato un recupero che assicura almeno il 40% di edilizia residenziale a canone agevolato realizzando un’esperienza di melting pot culturale.
Come già ricordato, il Prp s’interseca con vari strumenti di pianificazione ancora in itinere. Primo tra tutti il Piano strategico «Palermo capitale» (giunto alla fase di documento intermedio), che tra i progetti pilota individua la rigenerazione del waterfront e assegna alle aree bersaglio destinazioni ancora da verificare per le quali, secondo Carta, occorrerà «elaborare gli studi di approfondimento, le analisi di fattibilità socio-economica e individuare le funzioni complementari a quelle dell’area portuale». Altri strumenti che concorreranno alla trasformazione urbana sovrapponendosi al coacervo di studi e piani in fase di elaborazione sono il Ppe (in attesa di rinnovo) per il quale, data la fragilità e vastità dell’area, desta qualche preoccupazione l’idea che il centro storico possa limitarsi a rappresentare il luogo dell’approdo dal mare; il Piano strategico della mobilità sostenibile che, lungi dall’attuazione, prefigura nuovi sistemi di mobilità e sosta e, infine, il progetto del Parco dell’Oreto. A fronte della complessità dei programmi per la città, sarebbe auspicabile che le tappe successive siano sviluppate attraverso una reale cooperazione tra i differenti portatori d’interesse e le molteplici espressioni della collettività: solo così potrà delinearsi una regia condivisa capace di orientare il futuro sviluppo di Palermo.
 

Autore

  • Lucia Pierro e Marco Scarpinato

    Scrivono per «Il Giornale dell’Architettura» dal 2006. Lucia Pierro, dopo la laurea in Architettura all'Università di Palermo, consegue un master in Restauro architettonico e recupero edilizio, urbano e ambientale presso la Facoltà di Architettura RomaTre e un dottorato di ricerca in Conservazione dei beni architettonici al Politecnico di Milano. Marco Scarpinato è architetto laureato all'Università di Palermo, dove si è successivamente specializzato in Architettura dei giardini e progetto del paesaggio presso la Scuola triennale di architettura del paesaggio dell'UNIPA. Dal 2010 svolge attività di ricerca all’E.R. AMC dell’E.D. SIA a Tunisi. Vive e lavora tra Palermo e Amsterdam. Nel 1998 Marco Scarpinato e Lucia Pierro fondano AutonomeForme | Architettura con l'obiettivo di definire nuove strategie urbane basando l'attività progettuale sulla relazione tra architettura e paesaggio e la collaborazione interdisciplinare. Il team interviene a piccola e grande scala, curando tra gli altri progetti di waterfront, aree industriali dismesse e nuove centralità urbane e ottenendo riconoscimenti in premi e concorsi di progettazione internazionali. Hanno collaborato con Herman Hertzberger, Grafton Architects, Henning Larsen Architects e Next Architect. Nel 2013 vincono la medaglia d'oro del premio Holcim Europe con il progetto di riqualificazione di Saline Joniche che s'inserisce nel progetto "Paesaggi resilienti" che AutonomeForme sviluppa dal 2000 dedicandosi ai temi della sostenibilità e al riutilizzo delle aree industriali dismesse con ulteriori progetti a Napoli, Catania, Messina e Palermo. Parallelamente all'attività professionale il gruppo sviluppa il progetto di ricerca "Avvistamenti | Creatività contemporanea" e cura l'attività di pubblicistica attraverso Plurima

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Last modified: 16 Luglio 2015