Sono la concettualizzazione di due traiettorie professionali e di ricerca i due agili volumetti di piccolo formato pubblicati da Libria (Melfi). Nonostante i lavori di Enrico Frigerio (tipo la centrale elettrica di Sparanise, presentata da questo Giornale come «Progetto del mese» nel settembre 2007) siano sempre molto apprezzabili, il suo Slow Architecture istruzioni per luso (prefazione di Carlo Petrini; 2009, pp. 112, euro 14) lascia delusi. Una serie di petizioni di principio (su lettura del contesto, uso dei materiali, risparmio delle risorse, gestione oculata del cantiere, manutenzione post intervento ecc.) tanto sacrosante quanto scontate. Col risultato che letichetta «slow» dovrebbe connotare qualsiasi tipo di architettura definibile tale, cioè progettata con buon senso.
Ben più articolata ed eteronoma la riflessione dei romani IaN+ che, con Modelli (testi di Carmelo Baglivo e Luca Galofaro, interventi di Marie-Ange Brayer, Margherita Guccione e Gabriele Mastrigli; 2010, pp. 192, euro 18), indagano, non senza qualche confusione e caduta ideologica, la crisi di rappresentatività dello spazio pubblico e la capacità del progetto di farsene carico. I loro lavori, spesso sperimentali e teorici, sono presentati come possibile antidoto.
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