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Alessandro ColomboWritten by: Design

«Why Design Now?»

Nella vita la domanda «perché?» scandisce le varie fasi dell’esistenza. Quando siamo bambini è una fantastica arma con cui pungoliamo il mondo dei grandi; da adulti ne siamo vittima e spesso non ce la poniamo abbastanza; nelle maturità che portano i molti anni troviamo risposte quando, forse, è troppo tardi. Gianni Rodari, da par suo, negli anni cinquanta accolse la sfida lanciata dai piccoli e inventò straordinarie risposte poi riunite, dopo la sua morte, in un bel libro. Ma perché chiedersi perché?
Al Cooper-Hewitt Museum la domanda che si pone la National Design Triennial, rassegna alla quarta edizione, è «Why Design Now?» (fino al 9 gennaio 2011). La risposta al perchè il design è disciplina da praticare ai nostri giorni viene cercata attraverso una serie di progetti e realizzazioni che hanno come tema centrale i cambiamenti sociali e ambientali che scuotono e preoccupano il nostro mondo. Ne esce una rassegna dal taglio enciclopedico in cui con «prodotti, prototipi, edifici, paesaggi disegnati, messaggi lanciati nella rete» e quant’altro necessario, si mostra e si dimostra la capacità del design, chiaramente individuato come valore aggiunto che indirizza secondo coscienza e necessità la progettazione, di dare risposte concrete a domande terribili. Si va dal come far muovere il mondo con un’energia pulita alla mobilità di persone e cose, dalla questione dell’abitare sostenibile al dramma del ciclo che porta dall’estrazione delle materie prime allo smaltimento dei rifiuti, senza dimenticare come assicurare la salute alla popolazione mondiale e migliorare la qualità della vita nel terzo e quarto mondo. Nelle risposte-progetti i due estremi sono rappresentati, da una parte, dalla grande industria che mette a disposizione tecnologie innovative, spesso riproponendo – attualizzandole per il mercato – idee già partorite da tempo; dall’altra, dalla sensibilità del designer-tecnologo-scienziato che si cala in mondi lontani cercando risposte a problemi quotidiani, come testimoniano gli occhiali curativi e adattivi «AdSpecs» (messi a punto dal fisico della University of Oxford Joshua Silver, prodotti da Adaptive Eyecare Ltd. e Oxford Centre for Vision in the Developing World, a partire dal 1996; nella foto), immagine simbolo della rassegna. Matrice comune è l’atteggiamento, un poco fideistico, che ritiene che il design possa aiutare il mondo a risolvere il conflitto fra qualità della vita diffusa ed ecosistema globale. Sicuramente, in modo forse meno scientifico, vorremmo proporre a noi tutti di rileggere il libro di Rodari per prepararci alla sfida di disegnare un mondo migliore.

Autore

  • Alessandro Colombo

    Nato a Milano (1963), dove si laurea in architettura al Politecnico nel 1987. Nel 1989 inizia il sodalizio con Pierluigi Cerri presso la Gregotti Associati International. Nel 1991 vince il Major of Osaka City Prize con il progetto: “Terra: istruzioni per l’uso”. Con Bruno Morassutti partecipa a concorsi internazionali di architettura ove ottiene riconoscimenti. Nel 1998 è socio fondatore dello Studio Cerri & Associati, di Terra e di Studio Cerri Associati Engineering. Nel 2004 vince il concorso internazionale per il restauro e la trasformazione della Villa Reale di Monza e il Compasso d’oro per il sistema di tavoli da ufficio Naòs System, Unifor. È docente a contratto presso il Politecnico di Milano e presso il Master in Exhibition Design IDEA, di cui è membro del board. Su incarico del Politecnico di Milano cura il progetto per il Coffee Cluster presso l’Expo 2015

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Last modified: 16 Luglio 2015