Matera. Mim è acronimo di mobile imbottito Matera. Una categoria merceologica ben definita, non solo divani, e una città dinamica, non solo Sassi, in una regione interessante quanto dimenticata, se non volutamente ignorata nelle analisi geo-economiche del sistema Italia. La prima regione meridionale a uscire, senza clamori, dallObiettivo convergenza e ad accettare quel futuro che non dispenserà più fondi comunitari a pioggia, ma solo qualche rovescio finanziario, per dirla con terminologia meteo.
Il distretto del mobile imbottito è nato a opera di poche imprese artigiane, operanti nei settori della falegnameria, tappezzeria e produzione di salotti, dislocate fra Basilicata e Puglia. Nel corso degli anni, è cresciuto sensibilmente fino ad affermarsi come il distretto industriale di punta del Mezzogiorno, caratterizzato dalla presenza di alcune grandi imprese leader che guidano una fitta rete di piccole e medie realtà. Attualmente, però, il distretto vive una crisi industriale e occupazionale tuttaltro che finita. Il comitato di distretto, infatti, ha invitato a riflettere sui dati di una recente indagine del Cerved, gruppo che si occupa di servizi per le banche e le finanziarie. In una sorta di «mappa del dolore», la Basilicata fa registrare un +111,1%, tra aziende fallite, cessate e liquidate, e uno 0% di nuove imprese iscritte o registrate. Il Cerved rivela inoltre che la regione è seconda solo allAbruzzo per percentuale dincremento di aziende fallite. In ultimo, a rafforzare il concetto di crisi del settore nella crisi globale, si registra che in Italia il maggior numero di decessi riguarda il «legno-arredo».
I numeri parlano chiaro. In questo stato di cose, ad accomodarsi fuori dai luoghi della produzione sono stati migliaia di lavoratori per i quali le alternative di ricollocamento sono nulle. Eppure ci sono stati anni in cui designer doltre Po venivano a riscuotere laute royalties, in cui le borse americane conoscevano bene le stock appulo-lucane, in cui dai paesini della Murgia nascevano colossi leader mondiali nella produzione di divani in pelle, in cui è stato insegnato ai cinesi, ai romeni e ai brasiliani come realizzare tridimensionalmente un fusto e rivestirlo di soffici schiume e morbidi panni.
Ora è tempo di riflessioni. Si torna a bussare alla porta della politica, a parcheggiare disoccupati elemosinando ammortizzatori sociali, a interrogarsi come e da dove si possa ripartire. Ed è particolarmente significativo il dato che unassociazione come lAdi con la relativa delegazione Puglia e Basilicata, nonostante sia solo al terzo anno di vita, si faccia carico di una delle possibili strategie di fuoriuscita, adottando la stessa logica di rete che vede, oltre al distretto, la partecipazione attiva della Regione e di Sviluppo Basilicata. Il Mim design district è, innanzitutto, un grande contenitore di strategie, alcune di tamponamento, altre dinvestimento formativo e progettuale di breve e medio termine. Al centro il design, che tanto entusiasma quanto, ancora, continua a essere interpretato come un fenomeno bifronte caratterizzato da molto fumo e poca concretezza. Ma oggi il distretto ha bisogno di nuove teste creative, di prodotti ricchi didentità che vengano firmati senza che qualcuno, come spesso è accaduto in passato, preferisca evitare di metterci la faccia per non confondersi in una produzione ritenuta di serie B o comunque lontana dalle passerelle dellinnovazione «certificata» come design driven.
Sei gli obiettivi fondamentali del progetto: 1) coinvolgere imprenditori e operatori del distretto in un processo di attuazione di azioni innovative per il rilancio; 2) costruire una nuova identità del distretto, da vedere come un centro di vitalità creativa, ricerca e cultura del progetto; 3) consolidare una cultura del design quale strumento dinnovazione per la competitività delle imprese; 4) stimolare la crescita di profili manageriali capaci di costituire nuove imprese fortemente competitive, salvaguardando le risorse umane, creative e tecniche locali; 5) incentivare la sperimentazione didee relative allo sviluppo di sistemi prodotto, sia nuovi che esistenti, e supportarla sotto il profilo formativo, organizzativo e finanziario; 6) realizzare un sistema flessibile di comunicazione delle attività e delle competenze proprie del distretto, immettendolo nel circuito internazionale del design, con lobiettivo di diventare un centro di attenzione per larea euromediterranea. Le azioni proposte si ramificano, partendo da un blocco principale costituito da tre macrointerventi di carattere organizzativo-promozionale (Mimood), formativo (Mimind) e produttivo (Mimake). Per quanto funzionino in termini di comunicazione, non è ancora del tutto chiaro come questi verranno strutturati e, soprattutto, come sia stata pianificata la loro integrazione. Molti interventi sembrano infatti riproposizioni di format consolidati (workshop, summer campus), altri invece potrebbero costituire il vero cuore intelligente del nuovo distretto, come il Mim-Lab, dal quale erogare servizi di design & engineering attraverso la concentrazione di profili specializzati. In corso di pianificazione anche lapertura di centri studio su materiali avanzati, sostenibilità ambientale e prototipazione rapida. I tempi di attivazione dovrebbero essere abbastanza brevi, tanto che alcuni moduli dovranno essere completati entro il 2010.
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