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Written by: Professione e Formazione

Dennis Sharp (1933-2010): maestro di edifici e parole

Sono molti i punti d’interesse dell’attività di Dennis Sharp, scomparso a 76 anni l’11 maggio dopo due anni di malattia. Tra questi almeno tre libri, il ruolo di pubblicista all’Architectural Association durante gli anni settanta, un progetto di nicchia nel 2003 insieme alla moglie Yasmin Shariff, oltre all’impegno a tutela del moderno condotto con il Docomomo. Sharp si forma all’Architectural Association negli anni cinquanta, interessandosi in particolare alla storia dell’architettura moderna, in Inghilterra materia all’epoca ancora in corso di legittimazione. Dopo tre anni da ricercatore presso la facoltà di Architettura di Liverpool inizia la professione nel pubblico, come senior research architect nel Civic Trust for the North West, con sede a Manchester. Sul fronte della scrittura, dal 1962 è corrispondente di «Architectural Design» mentre nel 1966 esce il suo primo libro, sul rapporto tra architettura moderna ed espressionismo. Nel 1972 è la volta di «Twentieth Century Architecture. A visual history», il suo testo più noto (quarta edizione nel 2002) cui segue nel 1976 «The picture palace and other buildings for the movies», un’indagine quasi pionieristica sul cinema come edificio. Nel 1968, intanto, Sharp era tornato all’Architectural Association come direttore del programma di storia. Sempre all’AA nello stesso anno fonda il trimestrale «AA Quarterly» che dirige fino al 1982, quando il chairman Alvin Boyarsky lo chiude a favore del nuovo «AA Files».
Giurato al concorso del 1982 per la riqualificazione della Fiat Lingotto a Torino, chairman (dal 1977) dell’International Committee of Architectural Critics, vicepresidente del Riba (1991-1993), cofondatore e direttore dell’Architecture Centre dell’istituto stesso, co-presidente del Docomomo in Inghilterra, Sharp cerca sempre d’istituzionalizzare il proprio mestiere di critico, anche al di fuori dei circuiti accademici.
Partner di Shariff nella professione, Sharp non ha mai smesso di progettare, con particolare attenzione al restauro del moderno e alla sostenibilità. Su questo tema, tra i progetti premiati dello studio è singolare lo Straw dance (2003), un piccolo edificio per la danza dai muri portanti in balle di fieno, costruito in un bosco poco fuori Londra con i fondi della lotteria nazionale, gli stessi che hanno finanziato la milionaria Tate Modern di Herzog & de Meuron.

Autore

  • Manfredo di Robilant

    Architetto e storico dell’architettura, è stato associato alla ricerca della XIV Biennale di architettura di Venezia, per cui ha curato i libri su ceiling e window (Marsilio, Rizzoli International, 2014). Ha conseguito il dottorato di ricerca in Storia dell’architettura presso il Politecnico di Torino ed è stato visiting scholar al Canadian Centre for Architecture di Montréal. Insegna alla Domus Academy di Milano e ha tenuto lezioni alla Washington University di St. Louis, all’Institut für Kunstwissenschaft di Brema, allo Strelka Institute di Mosca, alla Harvard GSD. Ha scritto per «Il Giornale dell’Architettura», di cui è stato assistente alla direzione, «Arch+», «Baumeister», «Domus», «World Architecture». Condivide con Giovanni Durbiano lo studio DAR-architettura.

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Last modified: 16 Luglio 2015