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Written by: Professione e Formazione

5 progettisti «verdi» senza progetti

Parigi. La Cité de l’architecture et du patrimoine ha ospitato i primi due appuntamenti previsti per il 2010 dal «Global Award for Sustainable Architecture»: l’11 maggio sono stati presentati i cinque lauréats di quest’anno ed è stata inaugurata la mostra itinerante, visitabile fino al 5 settembre, dedicata ai premiati nelle tre edizioni precedenti e integrata con i cinque assegnatari del 2010.
Il «Global Award for Sustainable Architecture» nasce nel 2006 dall’idea di Jana Revedin (architetto e docente universitario) e Marie-Hélène Contal (direttore aggiunto dell’Institut français d’architecture) di premiare progettisti sensibili alle problematiche ambientali e trova il sostegno della Cité de l’architecture et du patrimoine, del Consiglio regionale delle Yvelines e dell’Etablissement public d’aménagement du Mantois Seine Aval (Epamsa). Attraverso la competizione il programma iniziale mirava a realizzare, dietro incarico dell’Epamsa, un edificio in uno dei 51 comuni della Regione, in modo da costituire nel tempo una sorta di «museo a cielo aperto» di architettura sostenibile.
L’edizione di quest’anno ha introdotto importanti cambiamenti. La Regione delle Yvelines e la Cité continueranno infatti a contribuire all’iniziativa, in particolare sostenendo la Locus (fondazione nata nel 2010 e presieduta da Revedin, che si occupa di supportare la ricerca sulla sostenibilità in architettura) e garantendo i contatti con una rete internazionale di centri di architettura, tra cui il Civa di Bruxelles e l’Università Iuav di Venezia. Prosegue anche la premiazione annuale, ma viene sospesa la costruzione dei «projets manifeste»: con i fondi raccolti dalla Locus i vincitori saranno aiutati a realizzare un progetto, non necessariamente architettonico, nel proprio paese.
La modifica arriva dopo che, dei quindici architetti premiati tra il 2007 e il 2009, tre avrebbero dovuto costruire un edificio nella regione delle Yvelines, ma soltanto uno, l’austriaco Hermann Kaufmann, vedrà nel 2010 la realizzazione del proprio «projet manifeste», un centro per manifestazioni culturali. La mancata costruzione degli altri è dovuta, secondo le parole di Revedin e Contal, alle ripercussioni della crisi economica mondiale.
Per l’edizione 2010, i lavori dei cinque premiati propongono strategie molto diverse, ma tutte guidate dalle problematiche dell’urgenza economica e demografica: Snøhetta (Norvegia), Troppo Architects (Australia), Junya Ishigami (Giappone), Giancarlo Mazzanti (Colombia) e Steve Baer (Stati Uniti) condividono infatti gli obiettivi di sostenibilità, ricerca di equilibrio tra l’uomo e l’ambiente e salvaguardia ecologica, perseguiti con mezzi ed energie adattati ai contesti locali.
www.global-award.org

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Last modified: 16 Luglio 2015