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Manuela MartorelliWritten by: Professione e Formazione

All’Aia un tribunale aperto ai cittadini

L’Aia (Olanda). Ci sono voluti quasi due anni per arrivare a un nome «definitivo». La giuria del concorso internazionale di progettazione a procedura ristretta in due fasi, bandito nel 2008 per la nuova sede della Corte penale internazionale, con un anno di ritardo sulla tabella di marcia ha annunciato solo lo scorso 8 marzo chi realizzerà l’opera: lo studio Schmidt Hammer Lassen.
I danesi, giunti secondi nel novembre 2008 durante la prima fase (che prevedeva tre premi di 60.000, 50.000 e 40.000 euro ai primi tre classificati), sono riusciti, con gran sorpresa, a scavalcare i tedeschi Ingenhoven Architects, allora impostisi fra una short list di 20 prestigiosi nomi: Christian de Portzamparc, Kengo Kuma, Oma/SeArch, David Chipperfield, solo per citarne alcuni, preselezionati fra le 171 proposte pervenute. La giuria, presieduta dal chief government architect Liesbeth van der Pol, ha motivato la scelta sottolineando come l’edificio di Schmidt Hammer Lassen si apra al cittadino, anziché chiudersi in un’architettura imponente e autoritaria.
La superficie trasparente delle cinque torri, i diversi livelli e corpi fabbrica e la grande corte interna con un’area pubblica sono soluzioni che rivoluzionano la tipologia del tribunale, proponendo inoltre un edificio architettonicamente interessante, che riesce a inserirsi nella complicata location (un lotto spartiacque fra il famoso paesaggio naturale di dune a ridosso del Mare del Nord e il perimetro urbano dell’Aia). Durante la conferenza di presentazione del progetto, il fondatore e direttore creativo dello studio Bearne Hammer ha dichiarato: «Era evidente fin dall’inizio che connettere il paesaggio di dune e la città era la maggiore potenzialità dell’intervento. Progettando un edificio compatto vogliamo restituire il paesaggio alla città. Questo edificio non può essere anonimo, deve comunicare un senso di giustizia a tutte le vittime e al mondo». Parole che evidenziano come lo studio danese abbia puntato non solo sulla sostenibilità e l’integrazione ma anche sulla connotazione simbolica di questo tribunale, attivo dal 2002 contro crimini di guerra, genocidi e tutti i crimini che riguardano la comunità internazionale. Nel 2012 sono attesi il progetto definitivo e l’inizio del cantiere, che dovrebbe concludersi nel 2015, mentre si stima che i costi saliranno  a 190 milioni rispetto ai 92 indicati dal bando. Il risultato arriva in un momento di grazia per lo studio Schmidt Hammer Lassen: a soli due mesi dalla vittoria del concorso per un hotel nel porto di Helsingborg (Svezia) e una settimana prima del conferimento del primo premio per un hotel a 5 stelle a Monaco di Baviera, lo scorso 19 marzo.

Autore

  • Manuela Martorelli

    Dopo gli studi in architettura prima al Politecnico di Torino e poi a Rotterdam, ha iniziato un percorso da giornalista freelance con un focus in materia di architettura contemporanea e politiche urbane dei Paesi Bassi collaborando con diverse riveste di architettura e pubblicando con NAi publisher un saggio su OMA e gli anni d’oro dell’architettura olandese. Nel 2010, dopo alcune ricerche indipendenti sulla storia del costume, ha iniziato parallelamente un percorso giornalistico e di creative direction nel mondo della moda prima come corrispondente online per Vogue Italia e in seguito per i-D, Domus, A Shaded View on Fashion. Di recente pubblicazione un testo critico di ricerca sulle influenze dell’arte visiva e delle installazioni di architettura nelle sfilate di moda contemporanea per la rivista indipendente Prestage e due servizi fotografici per L’Officiel Netherlands. È autrice delle recenti guide di architettura e design di Rotterdam per il mensile Living del «Corriere della Sera» e per «Vogue Casa Brasile».

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Last modified: 17 Luglio 2015