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Bada al tuo comportamento, l’architettura lo modella

Copenaghen. Articolato nelle sette aggettivazioni di «Learning», «Human», «Public», «Social», «Cultural», «Building», «Responsible», il behaviour di cui questa mostra c’illustra le sfide è quello esibito nei comportamenti progettuali dello studio 3XN, che ha l’ambizione di convincere il mondo del valore e dell’affidabilità concettuale della propria architettura. Nostalgia retrò o schietta avanguardia?
Intendiamoci, la competizione professionale impone agli architetti di tornare a schierarsi anche con la parola, perché il messaggio virtuale non basta più e quello fotografico è a sua volta talmente iperreale che genera sospetto come fosse un trompe l’oeil. (Che servano rumori, odori, spifferi contestuali e gli occhialetti 3D per graffiare la sensibilità?). L’ultima cosa che vorrebbe Kim Herford Nielsen – che col 51% è il boss di 3XN – è di veder i progetti del suo studio (20 unità ad Aarhus nella sede di nascita del gruppo dei 3 Nielsen, che erano solo omonimi, e 70 in quella di Copenaghen) collocati nella sfera delle fantasie digitali, quelle possibili ma non credibili e allora futili, il cui il consumo è un istante mentre l’architettura – «noi non facciamo sculture» – vuole essere vera e costruita. È quindi la parola a guidare alla comprensione, ma dei «comportamenti» prima che dei progetti (che in questa mostra di generose sponsorizzazioni godono di plastici a scale adatte con luci ad hoc e supporti con schermi video) mentre la grafica serigrafata dei macro testi che circondano le sale sostiene domande seduttive e interrogativi di fondo: «what makes people choose new paths?» (Human); «how can we use each other’s difference to expand our world again?» (Cultural); «can a building in itself aid the education process?» (Learning), etc.
L’invito a riflettere e a rispondere che la mostra formula in modo così illuminato, è sostenuto non solo dai modelli dei progetti già realizzati e da quelli in attesa d’esiti concreti, ma dalla presenza invadente di plastici d’involucri edilizi di varia provenienza come ripetute asserzioni a scala maggiore: «è fattibile, si farà, è già fatto». Per convincerci, 3XN ci fa spiare la vita di alcuni degli edifici già in uso. Nel caso esemplare dell’Oerestad Gymnasium a Copenaghen (2007) la telecamera fissa ne descrive il behaviour giornaliero con il saliscendi degli studenti, i transiti solitari o il loro raggrumarsi improvviso, la frenesia da termitaio intorno alla spettacolare scala e, in velocità, la rotazione dell’ombra che con il colore mutevole della luce segna il passare del giorno.
È la sottintesa «sfida globale», buona per tutte le occasioni, a spingere comunque lo studio danese verso un futuro indisciplinato dove tutto appare possibile purchè lo si affronti in modo pragmatico e costruttivo. Diversi i luoghi per i 26 progetti in rassegna: dalle principali città danesi a Reykjavik, dove la Landsbanki (non realizzata) sembra anticipare nelle forme spezzate il crollo dell’economia islandese, da Liverpool con il Museo nazionale in corso di completamento a Berlino con il Kubus, da Nimega fino ad Abu Dhabi.
Ogni strofa di questa «internazionale» cantata a squarciagola incita allo sradicamento, e nel galoppo della ricerca progettuale le briglie decorate con form follows function non servono per guidare e trattenere ma per sferzare fantasia e immaginazione. Ne risulta un’architettura tesa verso un espressionismo strutturale, via dalla sobrietà controllata delle tradizioni spaziali scandinave, via dalle facciate piane che coprivano le tensioni costruttive trattenute all’interno come nella Casa degli architetti (1996), a due passi dalla sede della mostra. Ma oggi non facciamoci impressionare da questi edifici come frammenti scistosi, da slittamenti formali come per incollaggi volutamente maldestri, dalle forme ambigue tra la medusa il granchio e la stella marina del nuovo Acquario di Copenaghen, disegnate per un fumettone di adolescenti. Tutto ha un senso e una ragione perché, dice Kim Herford Nielsen, «we build over the design».
Se così è, oltre ai progetti qui si espone coraggio professionale, inesausta intraprendenza e una quantità d’energia intellettuale che fa concorrenza a quella delle metafore architettoniche di Bjarke Ingels Group, lo studio connazionale che ha preceduto 3XN in questi ambienti del Danish Architecture Centre appena un anno fa.
Mind your Behaviour è anche un libro con vari saggi sui temi dichiarati in esordio. Lanciato un mese dopo l’apertura della mostra, conferma l’effervescenza commerciale dello studio danese e non v’è dubbio che la sua lettura manterrà caldi i commenti nell’ancor gelido inverno scandinavo.

«Mind your Behaviour», a cura di Kim Herforth Nielsen e Guldager Jørgensen. Copenaghen, Danish Architecture Centre, fino al 13 maggio.

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Last modified: 17 Luglio 2015