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Laura MilanWritten by: Professione e Formazione

Commenti e reazioni al ddl 1865

La pubblicazione sul blog di Simona Vicari del post in cui l’architetto e senatore del Pdl, già sindaco di Cefalù, spiega i motivi che l’hanno spinta a presentare il ddl (di seguito in estratto) ha generato una serie di commenti. Ecco quelli di alcuni rappresentanti di categoria. L’intero carteggio è consultabile su (http://simonavicari.blogspot.com/).
Simona Vicari, 6 febbraio: Il ddl ha l’obiettivo di razionalizzare un comparto troppo spesso mortificato dai regi decreti 11 febbraio 1929 n. 274 e 275 […] Siamo sicuri che la «modesta costruzione» intesa nel 1929 sia la stessa che possiamo intendere oggi? Credo di no. […] La vostra preoccupazione, che riguarda ingerenze nei nostri ambiti di operatività, è fugata dalla fissazione di taluni limiti. L’articolo 2, infatti, suddivide i limiti di competenza nelle zone del territorio nazionale dichiarate a rischio sismico da quelle per le quali il rischio è escluso, affrontando anche il problema del cemento armato. Ricordo che nel 1929 era considerato un materiale sperimentale mentre adesso è la normalità. Credo che anche la vostra preoccupazione riguardo l’incolumità dei fruitori degli immobili possa essere fugata, infatti l’articolo 3 delimita seccamente le competenze del geometra e del perito edile, ancorché in possesso di laurea, nel settore urbanistico, fissando il limite d’interventi relativi alla redazione di piani di lottizzazione alla superficie territoriale di un ettaro. Aggiungasi a questo che è previsto l’obbligo per tutti gli iscritti di partecipare con profitto al corso di formazione sul rendimento energetico degli edifici rispondendo così alla sempre maggiore richiesta di attenzione verso l’ambiente. Questo ddl ha la presunzione di voler far luce su tutti quegli aspetti normativi che da troppo tempo oramai restavano sepolti nel cono d’ombra di regolamenti divenuti obsoleti. Fissa dei criteri specifici, non limita il campo di operatività di alcuno, semmai riduce la portata di eventuali invasioni di campo da parte di categorie professionali contigue. Detto questo, l’atto è un ddl emendabile, modificabile e plasmabile secondo le necessità di tutti i professionisti coinvolti, tenendo tuttavia sempre ben presente la razionalizzazione e la semplificazione normativa, unita all’attenzione massima che deve essere rivolta alla sicurezza e al benessere dei cittadini. Pertanto, se avete delle proposte migliorative sono ben accette e potete farmele avere in Senato.
Enzo Puglielli, presidente dell’Ordine degli Architetti di Lodi, 8 febbraio: Gentilissima senatrice, la informo che le committenze da 5.000 mc corrispondono all’87% del mercato edilizio, poco più del 3% viene assorbito dalle cosiddette archistar e sul restante 10% si concentrano circa 250.000 ingegneri e architetti. La invito a leggere la recente sentenza della Suprema Corte sulle competenze dei geometri. Lì non si parla di mc, ma di preparazione culturale e professionale. Sono stato geometra (1966) e sono architetto. Tutti i giorni ho a che fare con geometri, siano essi praticanti che collaboratori esterni. Le loro conoscenze oggi sono pari al 20% di chi, come me, ha fatto gli esami di stato nel 1966. Non sanno nulla di italiano, nulla di diritto, nulla di costruzioni e qualcosa di topografia. Sanno disegnare con autocad ma ignorano il disegno tridimensionale. Come si può pensare di affidare loro un progetto da 5.000 mc?
Lei sostiene che l’edilizia è cambiata dal 1929: è vero, da un edificio in muratura e travi in legno siamo giunti a edifici in vetro e acciaio. Si è chiesta quanto lavoro occorreva per una concessione edilizia 20 anni fa e quanto ne occorre oggi? La prego senatrice, studi meglio la questione, incontri gli organismi come il Cnappc e il Cni che, le ricordo, sono emanazioni del ministero della Giustizia, si accorgerà che occorre sì definire meglio le competenze dei tecnici addetti al settore, ma ridimensionando in basso quanto ha, a larghe braccia, concesso ai geometri.
Fausto Savoldi, presidente del Consiglio nazionale geometri e geometri laureati, 17 febbraio: Voglio con queste righe esprimerle i complimenti per aver presentato la proposta di legge assolvendo al preciso compito di un politico, che è quello d’identificare e risolvere le esigenze della società. I 110.000 geometri italiani richiedono da oltre 40 anni la revisione e l’aggiornamento del regolamento professionale risalente al lontano 1929. I geometri non richiedono nuove competenze ma solo precisazioni su quanto possono fare nel settore edilizio nell’ambito d’interventi di tipologia modesta. L’aver compreso le richieste di oltre 100.000 famiglie di professionisti le fa onore e noi lavoreremo per sostenere la Sua proposta di legge. Certamente nel corso del dibattito parlamentare la proposta potrà essere affinata e integrata, ma a Lei andrà il merito di aver posto in discussione un problema non più rinviabile.

Tra le altre reazioni, in prima fila gli Ordini degli architetti di Roma e Torino. Anche il Coordinamento nazionale dei giovani architetti italiani (www.giarch.it) chiede con una lettera il ritiro del ddl 1865, ma anche di organizzare un incontro congiunto per definire un nuovo disegno di legge di riordino dell’intero comparto. Chiede inoltre una forte posizione pubblica per preservare la figura dell’architetto. Le associazioni Amate l’architettura di Roma (www.amatelarchitettura.com) e Spazi contemporanei di Catania diffondono una lettera aperta al Cnappc, al Cni e al Cng in cui invitano alla concertazione per discutere di una questione la cui soluzione non può essere un ddl che «allarga in maniera generosa e sicuramente superficiale le attuali competenze dei geometri». È del 18 febbraio la posizione del Cnappc che, in un comunicato stampa pubblicato sul proprio sito (www.archiworld.it), si oppone al ddl e chiede un incontro con la senatrice Vicari per esprimere «tutta la contrarietà al provvedimento proposto». L’incontro avviene il 25 febbraio alla presenza dei vertici delle altre associazioni di categoria coinvolte e ottiene la sospensione dell’iter parlamentare e l’organizzazione di un tavolo di concertazione congiunto.

Autore

  • Laura Milan

    Architetto e dottore di ricerca in Storia dell’architettura e dell’urbanistica, si laurea e si abilita all’esercizio della professione a Torino nel 2001. Iscritta all’Ordine degli architetti di Torino dal 2006, lavora per diversi studi professionali e per il Politecnico di Torino, come borsista e assegnista di ricerca. Ha seguito mostre internazionali e progetti su Carlo Mollino (mostre a Torino nel 2006 e Monaco di Baviera nel 2011 e ricerche per la Camera di Commercio di Torino nel 2008) e dal 2002 collabora con “Il Giornale dell’Architettura”, dove segue il settore dedicato alla formazione e all’esercizio della professione. Dal 2010 partecipa attivamente alle iniziative dell’Ordine degli architetti di Torino, come membro di due focus group (Professione creativa e qualità e promozione del progetto) e giurata nella nona e decima edizione del Premio architetture rivelate. Nel 2014 costituisce lo studio associato Comunicarch con Cristiana Chiorino

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Last modified: 17 Luglio 2015