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Written by: Inchieste

Concorsi in Italia. La parola a Paolo Pisciotta

Responsabile dipartimento Concorsi e lavori pubblici del Cnappc. Attraverso i concorsi, gli enti pubblici hanno perseguito non solo politiche territoriali ma anche di autopromozione. Sul totale dei concorsi banditi nell’ultimo decennio, un elevato numero è rimasto sulla carta. Attraverso la Sua esperienza, quali potrebbero essere gli interventi per rendere effettiva la concatenazione tra bando, assegnazione dell’incarico ai vincitori, realizzazione dell’opera?
Oggi, affrontare il tema dei concorsi di architettura, non è più solo una questione culturale ma investe anche la sfera del sociale, visto lo stato di difficoltà in cui versa l’intero sistema delle professioni nel nostro Paese. Riconoscere tale procedura quale strumento di selezione più idoneo a garantire la più ampia partecipazione democratica, significa offrire maggiori opportunità di lavoro ai professionisti, in special modo ai giovani. 
Grazie anche alla battaglia di civiltà avviata negli ultimi anni, non solo dagli architetti italiani ma dall’intero sistema d’informazione, il concorso di progettazione è stato indicato quale una delle procedure possibili, anche se dobbiamo registrare una condizione di marginalità che questa soffre rispetto alla procedura di gara. Molte volte, il concorso è stato inteso più come occasione di promozione autorefenziale che non come condivisione responsabile e necessaria per una politica partecipativa di democrazia urbana. La mancanza di una vera e propria coscienza culturale ha fatto sì che, spesso, alle proposte progettuali non seguisse la fase di realizzazione delle opere. Il Cnappc continuerà a offrire il suo contributo all’intero sistema normativo nazionale, indirizzando le proprie energie anche all’individuazione di proposte emendative alla legge sulla qualità architettonica, tese a definire il concorso quale procedura ordinaria almeno per quelle opere che risultino strategiche per la qualità dell’ambiente urbano e del paesaggio. In tale ottica, il sistema ordinistico territoriale, nel continuare a svolgere un ruolo centrale nel panorama normativo regionale, potrebbe farsi promotore di una sorta di meccanismo normativo che subordini l’assegnazione di fondi alla procedura concorsuale. Solo questo modello di sinergia di azioni, tra sistema nazionale e territoriale, può garantire il rafforzamento dell’istituto del concorso teso a esaltare il processo partecipativo di democrazia urbana.

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Last modified: 17 Luglio 2015