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Carlo OlmoWritten by: Città e Territorio

Completò il disegno olivettiano della «Città dell’uomo»

Con Renzo Zorzi (1921-2010) si chiude una stagione insieme culturale e operativa. Nei molti necrologi che sono usciti si coglie soprattutto un disagio a confrontarsi con quella parabola e una voglia di considerare chiusa quella storia. Dopo l’infelice libro del ministro Bondi su Adriano Olivetti il disagio può essere comprensibile. In realtà la vera «lezione» che Zorzi lascia è la sua capacità di tradurre in pratica idee e progetti. Zorzi non ha solo completato il disegno architettonico di Ivrea, ma ne ha continuato e arricchito la strategia culturale. È stato insieme il committente e il guardiano di opere, pubblicazioni, mostre, iniziative culturali e scientifiche. Lo ha fatto sempre nella convinzione che la ricerca fosse l’elemento essenziale di una società democratica e che la cultura dovesse restituire alle comunità (locali o scientifiche, anche questa sua capacità di muoversi tra scale così diverse è stata fondamentale) i suoi risultati.
Una dimensione etica della responsabilità intellettuale che oggi è davvero rara. Perché oggi è l’intero suo percorso, da committente a creatore di strumenti per realizzare i progetti, a essere in crisi. E ancor più lo è l’etica della responsabiità di chi avrebbe l’onere di attuarlo. Oggi la nostalgia per Zorzi, per le sue opere (a Ivrea, Milano, Mantova, Venezia), per «Comunità» o «Zodiac», per la sua presenza a Palazzo del Tè o alla Fondazione Cini, non può che essere insieme grande e grata per quanto ha saputo fare, partendo dai circoli di un Movimento di Comunità che stava cercando di costruire nessi tra città e società, tra vita civile e strumenti culturali, su cui forse varrebbe la pena tornare a riflettere.

Autore

  • Carlo Olmo

    Nato a Canale (Cuneo) nel 1944, è storico dell'architettura e della città contemporanee. E' stato preside della Facoltà di Architettura del Politecnico di Torino dal 2000 al 2007, dove ha svolto attività didattica dal 1972. Ha insegnato all’École des Hautes Études en Sciences Sociales di Parigi, al Mit di Boston e in altre università straniere. Autore di numerosi saggi e testi, ha curato la pubblicazione del "Dizionario dell'architettura del XX secolo" (Allemandi/Treccani, 1993-2003) e nel 2002 ha fondato «Il Giornale dell'Architettura», che ha diretto fino al 2014. Tra i suoi principali testi: "Le Corbusier e «L’Esprit Nouveau»" (Einaudi, 1975; con R. Gabetti), "La città industriale: protagonisti e scenari" (Einaudi, 1980), "Alle radici dell'architettura contemporanea" (Einaudi, 1989; con R. Gabetti), "Le esposizioni universali" (Allemandi, 1990; con L. Aimone), "La città e le sue storie" (Einaudi, 1995; con B. Lepetit), "Architettura e Novecento" (Donzelli, 2010), "Architettura e storia" (Donzelli, 2013), "La Villa Savoye. Icona, rovina, restauro" (Donzelli, 2016; con S. Caccia), "Città e democrazia" (Donzelli, 2018), "Progetto e racconto" (Donzelli, 2020)

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Last modified: 17 Luglio 2015