Con Renzo Zorzi (1921-2010) si chiude una stagione insieme culturale e operativa. Nei molti necrologi che sono usciti si coglie soprattutto un disagio a confrontarsi con quella parabola e una voglia di considerare chiusa quella storia. Dopo linfelice libro del ministro Bondi su Adriano Olivetti il disagio può essere comprensibile. In realtà la vera «lezione» che Zorzi lascia è la sua capacità di tradurre in pratica idee e progetti. Zorzi non ha solo completato il disegno architettonico di Ivrea, ma ne ha continuato e arricchito la strategia culturale. È stato insieme il committente e il guardiano di opere, pubblicazioni, mostre, iniziative culturali e scientifiche. Lo ha fatto sempre nella convinzione che la ricerca fosse lelemento essenziale di una società democratica e che la cultura dovesse restituire alle comunità (locali o scientifiche, anche questa sua capacità di muoversi tra scale così diverse è stata fondamentale) i suoi risultati.
Una dimensione etica della responsabilità intellettuale che oggi è davvero rara. Perché oggi è lintero suo percorso, da committente a creatore di strumenti per realizzare i progetti, a essere in crisi. E ancor più lo è letica della responsabiità di chi avrebbe lonere di attuarlo. Oggi la nostalgia per Zorzi, per le sue opere (a Ivrea, Milano, Mantova, Venezia), per «Comunità» o «Zodiac», per la sua presenza a Palazzo del Tè o alla Fondazione Cini, non può che essere insieme grande e grata per quanto ha saputo fare, partendo dai circoli di un Movimento di Comunità che stava cercando di costruire nessi tra città e società, tra vita civile e strumenti culturali, su cui forse varrebbe la pena tornare a riflettere.
Articoli recenti
- Milano, la Triennale delle ingiustizie 14 Maggio 2025
- Stato sociale e collettività: libri in inglese, ma parlano scandinavo 14 Maggio 2025
- Premio svizzero per l’architettura umana di Al Borde 14 Maggio 2025
- Città del Messico, le forme dell’acqua (che manca) 12 Maggio 2025
- Partecipazioni nazionali, top e flop 10 Maggio 2025
- Chi troppo riempie, poco o nulla allestisce 9 Maggio 2025
- La coerenza del pensiero si perde nell’allestimento 9 Maggio 2025
- Un Living Lab non molto urbano 9 Maggio 2025
- Padiglione Italia, in fuga dalla curatela 9 Maggio 2025
- Padiglione Santa Sede, ex-chiese come cantieri di socialità 9 Maggio 2025
- 2025, la Biennale di Architettura di Pisa si fa città e lancia una Call 9 Maggio 2025
- Venezia, la Biennale dell’accumulazione 7 Maggio 2025
- Vienna, quella fantastica città che sta sopra i tetti 6 Maggio 2025
- Cent’anni di creatività. All’ADI il design italiano 6 Maggio 2025
Tag
Edizione mensile cartacea: 2002-2014. Edizione digitale: dal 2015.
Iscrizione al Tribunale di Torino n. 10213 del 24/09/2020 - ISSN 2284-1369
Fondatore: Carlo Olmo. Direttore: Michele Roda. Redazione: Cristiana Chiorino, Luigi Bartolomei, Ilaria La Corte, Milena Farina, Laura Milan, Arianna Panarella, Maria Paola Repellino, Veronica Rodenigo, Cecilia Rosa, Ubaldo Spina. Editore Delegato per The Architectural Post: Luca Gibello.
«Il Giornale dell’Architettura» è un marchio registrato e concesso in licenza da Società Editrice Allemandi a r.l. all’associazione culturale The Architectural Post; ilgiornaledellarchitettura.com è un Domain Name registrato e concesso in licenza da Società Editrice Allemandi a r.l. a The Architectural Post, editore della testata digitale, derivata e di proprietà di «Il Giornale dell’Architettura» fondato nell’anno 2002 dalla casa editrice Umberto Allemandi & C. S.p.A., oggi Società Editrice Allemandi a r.l.
L’archivio storico
CLICCA QUI ed effettua l’accesso per sfogliare tutti i nostri vecchi numeri in PDF.
© 2025 TheArchitecturalPost - Privacy - Informativa Cookies - Developed by Studioata