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Rosalia VittoriniWritten by: Inchieste

L’Aquila snobba Shigeru Ban

L’Aquila. Buona notizia: il Conservatorio di musica «Alfredo Casella», la cui sede istituzionale, nel convento di Santa Maria di Collemaggio, era stata distrutta dal terremoto, ha una nuova sede temporanea realizzata con un Modulo provvisorio a uso scolastico (Musp) realizzato dalla Protezione civile. Cattiva notizia: il Conservatorio poteva avere un edificio in cartone precompresso progettato nientemeno che da Shigeru Ban.
Ritorniamo indietro di qualche mese per ripercorrere questa strana vicenda che riaccende i molti dubbi, già espressi su queste pagine più volte, sulle modalità di gestione della ricostruzione del capoluogo abruzzese.
Nell’immediatezza dell’evento sismico, vasta era stata la mobilitazione nazionale e internazionale per portare aiuti alla città divenuta, nel frattempo, scenario del summit del G8. Fin da subito, tra gli altri, il Giappone si era mostrato sollecito nell’intervento solidaristico con l’individuazione di tre obiettivi concreti. Infatti, oltre all’invio di un gruppo di esperti del restauro e della ricostruzione di siti d’interesse culturale, davano corpo al consistente programma di aiuti le realizzazioni di una palestra antisismica e di un conservatorio con annesso auditorium, da costruire in tempo per l’apertura dell’anno accademico 2009-2010.
Ban è da sempre attivo con la sua Ong, Voluntary Architects Network, in aree colpite da disastri naturali, dove realizza progetti di strutture temporanee con materiali leggeri, riciclati e riciclabili come legno e cartone, con il coinvolgimento delle popolazioni locali. Il suo nome era stato proposto, dallo stesso governo giapponese, come progettista della sede temporanea del conservatorio con auditorium.
Giunto all’Aquila, l’architetto nipponico ha percorso un itinerario partecipativo sollecitando l’Università e i suoi docenti per coordinare, tramite un workshop con studenti e cittadini, la realizzazione dell’auditorium. A quest’importante programma hanno risposto con entusiasmo professori di diversi atenei italiani che assieme al direttore del Conservatorio, Bruno Carioti, hanno affiancato Ban e il suo team pervenendo con rapidità alla definizione del disegno del complesso: la sede temporanea per le attività didattiche e artistiche del conservatorio e un capiente auditorium da 600 posti.
Chiediamo a Aldo Benedetti, docente di Architettura e composizione architettonica alla Facoltà di Ingegneria dell’Aquila e chiamato a coordinare il progetto in loco, come mai questo non abbia sortito il successo sperato. «Il progetto, messo a punto anche a seguito d’iniziali incontri con il sindaco dell’Aquila e la Protezione civile, aveva ricevuto positive accoglienze e alla vigilia dell’apertura del G8 il premier giapponese, Taro Aso, presentava in conferenza stampa, con Silvio Berlusconi, il plastico del nuovo edificio, dono del paese asiatico e segno augurale per la rinascita. Peraltro la città aveva potuto conoscere lo sviluppo del progetto attraverso due conferenze tenute da Ban presso l’Università, molte interviste e articoli apparsi sui giornali locali e in diverse reti televisive. Per ragioni di tempo e d’economia, l’impianto sarebbe stato situato al di sotto di una copertura d’acciaio già esistente ma incompiuta. Una sorta di pensilina ondulata, costruita per ospitare la rimessa delle vetture della metropolitana di superficie. Un’infrastruttura, questa, assai controversa, oggetto di polemiche e indagini, iniziata e ben presto sospesa: un relitto, insomma, premonitore di altre tragiche spoglie».
Purtroppo, nonostante tali premesse che preludevano all’auspicato esito positivo dell’impresa, con una rapida realizzazione e apertura del complesso entro novembre 2009, una serie d’ingiustificati ostacoli di natura urbanistica ed economica sono stati speciosamente frapposti per impedire ogni possibile sviluppo operativo del progetto fino al suo affossamento.
«Mentre per il suo auditorium Ban aveva stimato un costo di 1,5 milioni, secondo la Protezione civile ne sarebbe costati circa 4 considerando le infrastrutture accessorie, che invece erano già in gran parte presenti nell’area», ci racconta ancora Benedetti. La somma messa a disposizione dal governo giapponese (500.000 euro) è stata infatti ritenuta insufficiente per realizzare l’opera. Onde distogliere una volta per tutte qualsiasi altra ipotesi di riuso della pensilina, «che allo stato dei fatti sembra essere la ragione non dichiarata del rifiuto del progetto», la Protezione civile ha quindi deciso di far realizzare in altro sito – in località Colle Sapone – la sede temporanea del Conservatorio smembrandolo dall’auditorium, e ha optato per un Musp, attraverso il consolidato sistema della gara d’appalto chiusa con cui si stanno realizzando in città strutture scolastiche prive di contenuti architettonici e urbanistici. L’11 settembre è stato pertanto emanato il bando, con importo a base d’asta di 5,5 milioni, cui si sommano 275.000 euro per le spese connesse alla sicurezza: totale 5.775.000 euro. La gara è stata vinta dalla Costruzioni Metalliche Prefabbricate srl con un ribasso del 28,73%. «I costi di quest’intervento», conclude Benedetti, «sono enormemente più alti di quelli che avrebbero consentito all’Aquila di dotarsi di un’opera di architettura significativa finanziata interamente da apporti economici del governo giapponese, di fondazioni e di privati che Ban aveva già provveduto ad attivare. Ciò che dolorosamente sorprende in quest’incredibile vicenda è il ruolo sprezzante giocato dalle istituzioni che, pur senza manifestare alcun parere ufficiale, hanno evitato ogni ulteriore colloquio con Ban e il suo gruppo negandosi a ogni confronto e agli appuntamenti richiesti per comprendere le ragioni di una chiusura inammissibile».
Il conservatorio sta per essere concluso mentre questo giornale va in stampa. Peraltro ricordiamo che l’edificio realizzato rimane una sede temporanea, mentre per quella definitiva nulla è deciso.

Autore

  • Rosalia Vittorini

    Professore associato di Architettura tecnica presso l’Università di Tor Vergata, Roma. La sua attività di ricerca è incentrata sull'evoluzione delle tecniche edilizie con l’obiettivo di analizzare il rapporto tra architettura e costruzione. In questo ambito approfondisce temi e opere dell’architettura italiana del Novecento e affronta le problematiche relative al restauro e alla conservazione del moderno. È stata tra i fondatori e presidente di DOCOMOMO Italia ed è membro di ArTec, Associazione Scientifica per la Promozione dei Rapporti tra Architettura e Tecniche dell’Edilizia

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Last modified: 17 Luglio 2015