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Written by: Inchieste

Le riviste e i paradossi dell’architettura

La pubblicistica di architettura si muove insistentemente, e sempre più in proporzione all’affermazione di molte figure di progettisti sul piano mediatico, attraverso il meccanismo dell’«esclusiva»; nei casi più eclatanti richiesta o proposta anche ben prima che l’opera sia conclusa o che se ne possa apprezzare il reale risultato. Questo fenomeno, di certo non nuovo ma particolarmente accentuato ai giorni nostri, porta con sé tre paradossi.
Il primo riguarda il settore stesso della pubblicistica. L’obiettivo dell’esclusiva richiamerebbe un modus operandi tipico del giornalismo: questo sistema, non sempre sano ma comunque affine al concetto di notizia (news), è infatti una delle principali leve del «giornalismo sul campo», della capacità di arrivare prima di altri. Ma la rivista di architettura tende a distorcere tale meccanismo: «mi arrogo il diritto di parlarne solo io, ma nego il principio di attualità perché dilaziono la pubblicazione anche molto più tardi rispetto alla consegna dell’opera, per poter preparare tutto ciò che completa l’affermazione di quell’opera e di quel progettista: il servizio fotografico scattato nelle giuste condizioni, il testo del critico più in voga, ecc…». Questo fenomeno mette in crisi le forme di raccordo tra il mondo dell’architettura e l’attualità.
Il secondo paradosso è strettamente collegato al primo, ma è di natura culturale e riguarda il rapporto tra la legittimazione attraverso la rivista e quella attraverso la storiografia. La notorietà di un autore e di un’opera (e dunque le loro possibilità di essere ricordati) vivono dell’ampiezza della loro divulgazione, rispondendo cioè a un principio d’inclusività (e non di esclusività!). Infatti, uno dei principali cardini su cui si basa qualsiasi costruzione storiografica (non solo architettonica) è di ordine quantitativo, ovvero legato al numero di occorrenze. Inoltre, anche quando il concetto di esclusiva si limita a quello di diritto di prelazione temporale, talvolta si verifica che un’opera già pubblicata perda d’interesse agli occhi di altre riviste, le quali rinunciano così a presentarla. A questo aspetto si legano anche le scelte che connotano le politiche culturali delle varie testate, le quali fungono da strumenti di promozione per determinate (e ristrette) cerchie di professionisti.
Il terzo paradosso è quello di più ampio interesse, e presenta un risvolto generalmente sociale. Secondo il meccanismo qui individuato, fatti privati e legati alla biografia dei progettisti tendono a contrapporsi a quello che l’architettura dovrebbe rappresentare, ovvero un’opera rivolta alla comunità. Ciò risulta particolarmente evidente per alcuni tipi di edifici, la cui dimensione collettiva si pone alla base della decisione stessa di procedere alla realizzazione; di fronte a ciò, la figura dell’autore dovrebbe naturalmente tendere a passare in secondo piano, se non sfumare. Ma l’attuale vocazione dell’architettura a riconoscersi nel mito dell’autorialità rivela invece quanto tale paradosso sia operante.

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Last modified: 17 Luglio 2015