Secondo molti analisti lespansione del commercio internazionale, un fattore chiave per la ripresa economica mondiale nel medio termine, sarà in grado dimprimere unaccelerazione decisiva al processo di liberalizzazione dei mercati emergenti, cominciato con labbassamento delle tariffe doganali negli anni novanta e destinato a essere completato con le cosiddette riforme di seconda generazione (sicurezza alimentare; protezione delle proprietà intellettuali; normative sugli appalti pubblici; liberalizzazione e regolamentazione dei servizi; ecc). Tali riforme, una volta portate a termine, rafforzeranno le economie emergenti a tal punto che esse potranno uscire dalla crisi con una posizione commerciale rafforzata e delle performance economiche mai raggiunte, in grado di costituire un sistema economico solido, integrato e autonomo ma, soprattutto, sempre meno dipendente dallOccidente industrializzato. Questo fenomeno di disaccoppiamento sarà senzaltro stimolato dalla contrazione della domanda proveniente dai paesi di vecchia industrializzazione, in grado di spingere le economie emergenti a incrementare gli scambi commerciali e a promuovere la crescita dei mercati in via di sviluppo, come avviene tra Cina e Africa. Linterscambio commerciale tra queste si è infatti decuplicato tra il 2001 e il 2008, raggiungendo un volume complessivo di oltre 100 miliardi di dollari (lIndia si pone lo stesso obiettivo entro il 2014). Per questi paesi lAfrica non rappresenta più solo un grande bacino di risorse naturali ma un mercato dalle enormi potenzialità; non a caso, Cina e India sono soliti abbinare agli aiuti concessi a fondo perduto altre tipologie dintervento, allo scopo di favorire la nascita di solide relazioni economiche e commerciali e promuovere lo sviluppo dei mercati locali. Proprio questa nuova attenzione ha permesso allAfrica di acquisire una centralità nello scacchiere economico e geopolitico internazionale senza precedenti che sembra aver colto quasi di sorpresa i paesi più industrializzati.
Ciò vale in particolare per lItalia, che deve ritrovare la capacità di competere con i paesi asiatici per non perdere le opportunità offerte dal continente africano e il ruolo privilegiato storicamente acquisito da anni di presenza sul territorio. Sembrano averlo capito bene le grandi imprese di costruzioni, per le quali consolidare la presenza nel mercato africano, in particolare nellAfrica mediterranea, rappresenta un obiettivo strategico; si pensi che il volume daffari dei grandi contraenti italiani nel continente è cresciuto da 1,2 a 8,3 miliardi di dollari tra il 2006 e il 2008, superando quello delle imprese francesi e americane e attestandosi al di sotto soltanto delle grandi ditte cinesi (con Saipem da anni ormai impresa leader per fatturato). NellAfrica del Nord, in particolare, il settore delle costruzioni ha vissuto anni di grande sviluppo: gli investimenti hanno mostrato dinamiche eccezionali, con tassi di crescita annua pari al 7% tra il 2000 e il 2008, e una crescita attesa nel 2009 pari al 5%.
Le prospettive nel medio e lungo termine sono estremamente positive, non solo per il comparto ingegneristico, trainato dai grandi investimenti infrastrutturali, ma anche per il residenziale, che rappresenta più di un quarto degli investimenti nella regione (26% nel 2008). In questo scenario le imprese italiane si candidano a un ruolo di primo piano, grazie a partnership consolidate da anni di presenza imprenditoriale sul territorio. A puro titolo di esempio: in Algeria, Anas International si è aggiudicata la direzione di un lotto autostradale da tre miliardi; in Libia, mentre Impregilo è impegnata nella costruzione della metropolitana di Tripoli e di tre centri universitari, il governo italiano ha stipulato un accordo per il finanziamento di unautostrada da più di 3,5 miliardi; in Marocco, sono partiti i lavori per la realizzazione della seconda tranche del porto di Tangeri (5 miliardi dinvestimenti), assegnata a un consorzio di cui fa parte anche Saipem.
Con il suo bacino di oltre 157 milioni di persone, le ottime performance economiche e un settore delle costruzioni in rapida crescita, il Nord Africa si presenta quindi come unarea dalle grandi potenzialità di sviluppo socio-economico e strutturale, destinata ad assumere un ruolo di primo piano in unottica di sviluppo panmediterraneo: unoccasione da non perdere per lindustria italiana di costruzioni e per tutto il suo indotto.
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