Con la prematura morte di Michel Kagan, dopo una breve malattia, scompare non solo uno degli architetti europei più talentuosi della sua generazione, ma anche un intellettuale brillante e raffinato, intensamente impegnato nella difesa della dimensione sociale e pubblica dellarchitettura che considerava come il valore etico più elevato del Movimento moderno. Questa difesa si espresse non solo nellalta qualità dei progetti e delle opere realizzate, ma anche nel suo impegno pedagogico come professore allEcole darchitecture di Paris-Bellevile, nella sua attività di vice-presidente della Société Française des Architectes, come architetto consulente dello Stato francese (dal 1994) e come membro del Consiglio damministrazione della Fondation Le Corbusier.
Linizio della sua carriera fu quella di un autentico «enfant prodige»: dopo essersi laureato con Henri Ciriani nel 1977, vinse una borsa di studio per andare a vivere a New York dove conobbe Kenneth Frampton che lo invitò, a soli 28 anni, a insegnare alla Columbia University. Iniziò così ad associare lattività didattica con unintensa attività progettuale, dedicata in particolare a importanti concorsi internazionali, che rivelò il suo virtuosismo compositivo, teso a «continuare» e arricchire il linguaggio astrattista dei maestri delle avanguardie (in particolare Le Corbusier, Rudolph Schindler e Giuseppe Terragni), ma nello stesso tempo a misurare con estrema precisione le relazioni tra nuovo intervento e contesto urbano. Kagan progettò tanto ma realizzò meno di altri francesi della sua generazione, dovendo aspettare linizio degli anni novanta per vedere ultimati i suoi primi cantieri a Parigi. Negli ultimi anni aveva dimostrato di aver raggiunto una forma di maturità vincendo numerosi concorsi e realizzando eccellenti opere di edilizia popolare a Parigi e a Rennes, con altri cantieri aperti nelle stesse città ma anche a Rouen e a Marsiglia, confermando un raro equilibrio tra virtuosismo spaziale, eleganza costruttiva e attenzione contestuale.
Articoli recenti
- E se ogni città diventasse una National Park City? 23 Settembre 2025
- Le forme di Raffaello Galiotto sull’Axis Mundi 23 Settembre 2025
- Cersaie, sempre più costruzione di pensiero 19 Settembre 2025
- Il Silos e le altre: Giorgio Armani e le sue architetture 17 Settembre 2025
- Intrecci, rigenerante design a Salve 17 Settembre 2025
- Manuel Gausa (1959-2025) 17 Settembre 2025
- Gli Ordini professionali, tra riforma e periferie 17 Settembre 2025
- Nuno Portas (1934-2025) 16 Settembre 2025
- Hans Stimmann (1941-2025) 16 Settembre 2025
- CAN RAN Arquitectura: repensar, adaptar, criar 10 Settembre 2025
- Lina Malfona: ibridazioni, botteghe, periferie 10 Settembre 2025
- Se l’intelligenza artificiale progetta meglio degli architetti 10 Settembre 2025
- Sulle colline di Bogotà 10 Settembre 2025
- Studiolo di Urbino, le ragioni del restauro di un capolavoro 9 Settembre 2025
Tag
Edizione mensile cartacea: 2002-2014. Edizione digitale: dal 2015.
Iscrizione al Tribunale di Torino n. 10213 del 24/09/2020 - ISSN 2284-1369
Fondatore: Carlo Olmo. Direttore: Michele Roda. Redazione: Cristiana Chiorino, Luigi Bartolomei, Ilaria La Corte, Milena Farina, Laura Milan, Arianna Panarella, Maria Paola Repellino, Veronica Rodenigo, Cecilia Rosa, Ubaldo Spina. Editore Delegato per The Architectural Post: Luca Gibello.
«Il Giornale dell’Architettura» è un marchio registrato e concesso in licenza da Società Editrice Allemandi a r.l. all’associazione culturale The Architectural Post; ilgiornaledellarchitettura.com è un Domain Name registrato e concesso in licenza da Società Editrice Allemandi a r.l. a The Architectural Post, editore della testata digitale, derivata e di proprietà di «Il Giornale dell’Architettura» fondato nell’anno 2002 dalla casa editrice Umberto Allemandi & C. S.p.A., oggi Società Editrice Allemandi a r.l.
L’archivio storico
CLICCA QUI ed effettua l’accesso per sfogliare tutti i nostri vecchi numeri in PDF.
© 2025 TheArchitecturalPost - Privacy - Informativa Cookies - Developed by Studioata