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Silvia BerselliWritten by: Reviews

Claude Parent, trait d’union tra moderno e contemporaneo

PARIGI.  La Cité de l’architecture et du patrimoine inaugura il nuovo anno con una retrospettiva dedicata all’opera di Claude Parent, architetto poliedrico dotato di un forte senso della costruzione e del cantiere e allo stesso tempo capace di elaborare concezioni teoriche ai limiti dell’utopia. In un’epoca ricca di grandi firme ma avara di «veri maestri», Parent ha saputo costituire un atelier che è divenuto una scuola, presso la quale si sono formati architetti del calibro di Odile Decq, François Roche e Jean Nouvel, che come tributo al proprio mentore firma l’allestimento dell’esposizione.
La propensione naturale di Parent per il disegno verrà rappresentata in mostra da una sezione trasversale, «Cabinet de dessins», che accompagna lo sviluppo cronologico della sua attività, dagli esordi come illustratore di riviste di moda alle incisioni di città utopiche disposte su piani obliqui, dai rigorosi elaborati costruttivi alle serie di tavole oniriche dai misteriosi titoli «Entrelacs de l’oblique», «Colères», «Le Nombril de la France».
La formazione di Parent avviene all’inizio degli anni cinquanta, quando frequenta l’Ecole des Beaux Arts ed è membro attivo del Groupe Espace, collettivo artistico che promuove l’integrazione delle arti plastiche in architettura. Dopo uno stage presso l’atelier di Le Corbusier, Parent inizia una carriera costellata di collaborazioni preziose con artisti e architetti come Ionel Schein, Nicholas Schöffer, Yves Klein, Jean Tinguely e soprattutto André Bloc, fondatore di «L’Architecture d’Aujourd’hui», con cui progetta la Maison de l’Iran nella città universitaria di Parigi. Le frequentazioni artistiche lo spingono a maturare un approccio plastico all’architettura che lo porta a mettere in discussione il primato del funzionalismo e della progettazione basata sul disegno di piante e prospetti, guidandolo nella definizione di quella che venne all’epoca considerata un’eresia, la teoria dell’architettura obliqua, e che solo oggi, a quarant’anni di distanza, riceve grazie agli allievi di Parent il necessario tributo. La revisione politica dell’architettura che abbraccia l’arco degli anni sessanta lo vede fondatore, insieme a Paul Virilio, del gruppo Architecture Principe e autore della chiesa-bunker di Sainte-
Bernadette du Banlay a Nevers, ispirata alle costruzioni difensive disseminate lungo l’Atlantico.
Dopo aver realizzato numerose ville che costituiscono altrettante opere d’arte, come il cubo inclinato della Maison Drusch a Versailles o la casa Bloc ad Antibes, Parent affronta un cambio di scala considerevole dedicandosi al disegno di centri commerciali di ampie dimensioni e di nuove «Maisons de l’atome», le centrali nucleari di Cattenom e di Chooz: paesaggi architettonici, queste ultime, degni di Etienne-Louis Boullée per la grandeur della geometria pura applicata all’ordine gigante e al contempo estremamente moderno, nel suo farsi «gioco sapiente di volumi sotto la luce». Da tempo Emil Kaufmann ci ha abituati a considerare la storia dell’architettura francese come una successione continua di generazioni di maestri e allievi, Da Ledoux a Le Corbusier, e se oggi volessimo scrivere un proseguo alla sua dissertazione, in modo da arrivare sino all’epoca contemporanea e a Nouvel, il trait d’union indispensabile sarebbe allora Parent.

Autore

  • Silvia Berselli

    Laureata in Architettura al Politecnico di Milano, ha collaborato con la Triennale di Milano (Renzo Piano, 2007 e Casa per tutti, 2008) e si è dottorata in Storia dell’architettura e dell’urbanistica al Politecnico di Torino. Dal 2010 svolge attività didattica presso l’Accademia di architettura di Mendrisio ed è ricercatrice post-doc, borsista FNS, nel gruppo coordinato da Daniela Mondini Da Ravenna a Vals. Luce e oscurità in architettura dal Medioevo al presente, con un progetto sull’illuminazione della casa-atelier nel XX secolo. Con MAP/Silvana ha recentemente pubblicato la monografia Ionel Schein. Dall’habitat evolutivo all’architecture populaire (2015) e co-editato Le jeu savant. Luce e oscurità nell'architettura del XX secolo (2014).

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Last modified: 17 Luglio 2015