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Written by: Professione e Formazione

La modellazione incontra la rete


Qualsiasi studio di progettazione svolge ormai la maggior parte della propria attività in rete. Da un lato, i professionisti lavorano direttamente o in modo asinincrono su un server, dall’altro continue telefonate ed email rappresentano una mole ingente del lavoro svolto con consulenti e membri dei team allargati, spesso composti di figure variabili per lavori diversi. I files vengono scambiati a più riprese, aggiornati, rispediti, con una strutturazione più o meno efficiente delle sovrapposizioni, dei collegamenti e delle importazioni dei diversi contributi. Allo stesso tempo l’evoluzione tecnologica recente del digitale ha proposto, accanto alla sofisticazione continua degli strumenti di progettazione, quella imponente, tumultuosa e decisiva della rete, il cui impatto si è fatto molto sentire anche sui metodi di lavoro degli studi. Volente o nolente, il software ha dovuto nel tempo adattarsi sempre di più al lavoro collettivo, ponendo lo scambio d’informazioni tra le esigenze più importanti da tenere in considerazione. Tale contrasto è ancora più evidente nei software centrati sul building information modeling (Archicad, Allplan, Revit, Triforma, per citare i maggiori disponibili sul mercato), in cui la gestione centralizzata mediante un modello tridimensionale parametrico dell’edificio rende potenzialmente possibile a una sola persona accedere a tutti gli elaborati di progetto. Anche quando i vari software hanno introdotto sistemi di frazionamento e gestione «federata» del modello, i tempi di caricamento e soprattutto le «precedenze» nei salvataggi dei files hanno costituito alcuni dei problemi salienti riscontrati dalla pratica professionale che ha deciso di sperimentare a fondo questi sistemi. La nuova versione di Archicad, giunto alla release 13, pone questo tema al centro del suo sviluppo, decidendo con lungimiranza di farne anche il perno della propria strategia di marketing. Mediante l’acquisizione della tecnologia proprietaria Delta, il software propone infatti da questa versione la fornitura non solo dell’applicativo di modellazione ma di un vero e proprio server (software), da installare sul proprio server (hardware) di studio. Il software, disponibile per Mac e Windows, permette il collegamento al database del modello di progetto da parte dei computer terminali, con accortezze che puntano ad aumentare l’efficienza del lavoro: tra le più importanti va certamente citato il trasferimento, in caso di aggiornamento, dei soli elementi modificati dall’ultimo salvataggio, riducendo in modo drastico il «peso» dei dati trasferiti lungo la rete. Il server provvede inoltre ad archiviare la «storia» del modello e a farne dei backup, fornendo garanzie di sicurezza dei dati. Altre importanti caratteristiche sono la risoluzione di eventuali conflitti a livello centrale e l’implementazione di richieste di modifica di elementi on demand. Un grande campo di sviluppo, soprattutto per competere con la versatilità dei metodi di lavoro basati sul disegno 2D, se si valuta la rigidità di certe procedure pensate troppo in astratto senza tenere in giusta considerazione aspetti legati al «fattore umano», ad esempio nella disponibilità di un livello accettabile di flessibilità degli strumenti e nella gestione dei privilegi di lettura e scrittura delle parti del modello. Aspetto, quest’ultimo, che può diventare un vero e proprio campo minato e fonte di frustrazioni, come sa bene chiunque abbia dovuto soggiacere a un «amministratore di rete» particolarmente dispotico. L’interfaccia che si profila, quindi, accanto ai consueti strumenti di modellazione, dedica sempre più spazio all’interazione: messaggistica interna, colori per identificare gli utenti proprietari dei diversi elementi all’interno dei disegni, solo per nominarne alcuni. Un passaggio che porta naturalmente agli ambienti dinamici del web, altra innovazione introdotta nel Bim server, che permette il lavoro indifferentemente dal luogo di lavoro o attraverso il web, come già avviene per sistemi di gestione commesse in molti studi o nei sistemi di construction & project management. Si tratta di tutta una serie d’innovazioni che permettono al mondo della progettazione di guardare alla cultura di rete, che ha in Google il proprio riferimento di punta. Da tempo l’azienda californiana ha spostato in rete applicativi come la mappatura, i word processor o i fogli elettronici, integrandola ai propri strumenti d’interazione, di cui l’ultimo annuncio rappresenta un’evoluzione dello strumento «isolato» della posta elettronica, che diventerà parte del sistema di lavoro condiviso in rete Wave, per il quale vi è molta attesa.

Autore

  • stefano_converso

    Architetto, si occupa soprattutto dei rapporti tra cultura progettuale e tecnologie digitali avanzate. Collabora con diversi professionisti e aziende, oltre che con istituzioni, e lavora su questi temi da diversi anni presso il Dipartimento di Architettura dell’Università Roma Tre in ambito didattico e di ricerca con un particolare focus sull’innovazione e il suo trasferimento tecnologico nella progettazione architettonica. Ha pubblicato monografie e articoli su diverse riviste del settore, tra cui Il Giornale dell’Architettura, e condotto seminari in Italia e all’estero, lavorando in particolare in contatto con gli Stati Uniti.

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Last modified: 17 Luglio 2015