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Written by: Professione e Formazione

Concorsi (quasi) sulla carta: è il turno di Modena

Modena. Si è concluso a metà ottobre il concorso di progettazione in due fasi per la ristrutturazione dell’ex caserma Fanti, parte del cinquecentesco monastero benedettino di San Pietro che tra il 1890 e il 1996 ha ospitato il Distretto militare della città. Dopo il trasferimento di quest’ultimo, l’immobile, oltre 4.000 mq cui si aggiunge un cortile di 1.000 mq, va incontro ad anni di abbandono prima che con un accordo di programma il ministero della Difesa lo trasferisca al Comune che successivamente (2006) lo vende alla Provincia. Questa ha indetto un anno fa una gara pubblica con l’obiettivo di «razionalizzare» la disposizione degli uffici eliminando le sedi in affitto per ridurre i costi di gestione dell’ente e al contempo contribuire alla riqualificazione di un’area del centro storico recuperando a una funzione pubblica un edificio di valore da tempo inaccessibile. Sostenibilità e risparmio energetico le parole chiave, oltre a un’apertura alla domotica e un invito all’uso di fonti rinnovabili. Su 10 partecipanti, la gara, che aveva anche funzione di appalto per l’assegnazione diretta della progettazione definitiva ed esecutiva, è stata vinta dal raggruppamento temporaneo d’imprese guidato dallo studio napoletano Interplan Seconda srl (Camillo e Alessandro Gubitosi, Vincenzo Amato, Stefano De Clemente, Rossana Gallo, Giovannella Pezzullo) insieme a Marco Sala, Interprogetti srl, Seti Ingegneria srl e Ai Studio di Marco Martelletti e Giulio Ghezzi. Le caratteristiche del progetto si focalizzano soprattutto sul recupero delle storiche murature, eliminando internamente le partizioni secondarie, e sulla creazione di una sala conferenze semiipogea da 140 posti, con accesso dal cortile. Si prevede inoltre l’eliminazione a nord e a est di tamponamenti ottocenteschi realizzati per fini militari e, razionalizzando l’ampia area verde antistante, un miglior collegamento della struttura con il quartiere. La sala semi-ipogea è l’elemento su cui i progettisti insistono maggiormente, sottolineando come, essendo previsto uno scavo per l’interramento fino a una quota compresa tra i –2,75 e i –3,75 m rispetto al piano di calpestio, si dovrebbe dare vita a uno spazio non percepibile dall’esterno. Tuttavia, se sulla carta la Provincia di Modena ha dunque la sua nuova sede, la realizzazione è davvero dubbia, perlomeno in tempi brevi; mancano infatti, come ricorda lo stesso ente «le condizioni economiche per un investimento calcolato in 18-20 milioni di euro».

Autore

  • Stefano Luppi

    Nato in provincia di Modena, laureato e specializzato in storia dell’arte e materie affini, ha pubblicato alcuni saggi in volumi scaturiti da progetti di comuni, università e fondazioni dedicati alla storia dell’arte emiliana, ma si è anche occupato di comunicazione e organizzazione culturale. Giornalista iscritto all’Ordine dal 1995, lavora per testate locali e nazionali, generiche e specializzate, quali «Il Resto del Carlino», «la Gazzetta di Modena», «la Gazzetta di Reggio Emilia», «Il Giornale dell’Arte», «ArtDossier», «Arteletta», «Ibc rivista» sulle quali da sempre si occupa di temi artistici, urbanistici, architettonici, letterari

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Last modified: 17 Luglio 2015