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Dalle 1.500 biografie di «giardinieri» ai paesaggi colti con la potenza dello sguardo

Tra i beni culturali ce n’è uno più fragile degli altri: il giardino storico. Per sua natura, soggetto più di altri al tempo e alle stagioni, deve essere «coltivato». La sua cura non è problema soltanto di buoni giardinieri ma coinvolge un insieme di competenze diverse e complesse. Del resto, proprio la storia del giardino italiano è fatta di questa ricchezza che ritroviamo nell’Atlante del giardino italiano 1750-1940 curato da Vincenzo Cazzato. L’autore è architetto, docente all’Università di Lecce e attento studioso dei giardini storici; a lui si devono altri importanti lavori sul tema e, tra i più recenti, la puntigliosa ricognizione su Paesaggi e sistemi di ville nel Salento (2006, Mario Congedo Editore).
L’Atlante è il frutto di un lungo lavoro, promosso dall’Ufficio studi del ministero per i Beni e le Attività culturali d’intesa con il Comitato nazionale per lo studio e la conservazione dei giardini storici, che ha raccolto 1.500 biografie redatte da 200 studiosi e suddivise per regioni. Non è il solito dizionario di «uomini illustri» e si occupa anche di figure minori, «umili» botanici e giardinieri, fontanieri e idraulici che hanno fatto il giardino, ai quali s’aggiungono committenti, consulenti, eruditi e trattatisti che il giardino l’hanno pensato. In appendice, un dizionario nel dizionario, curato da Monica Farnetti, riguarda quei poeti e scrittori che i giardini li hanno immaginati e narrati. La suddivisione per regioni è testimone di una ricchezza che l’unità politica del paese, lungi dall’aver cancellato, ha esaltato, favorendo scambi tra diverse tradizioni, migrazioni di tecnici e tecniche, di culture e colture. Ci restituisce, inoltre, una storia «verde» che si fa specchio della storia più generale e delle trasformazioni sociali che l’hanno segnata. Dal Nord al Sud Italia, si coglie così l’evoluzione di uno spazio che si è trasformato da luogo per il godimento privato a sistema produttivo, come nelle ville e nelle aziende agricole; da spazio di benessere nei siti termali ad aree di coltivazione nei vivai; dai giardini botanici, nati per la conservazione di piante, semenze e fiori, ai giardini pubblici ottocenteschi creati con una spiccata funzione sociale.
A un rapporto stretto e fecondo tra natura e cultura, tra uomo e ambiente fondato sull’etica che si fa estetica, rimanda Percepire paesaggi. La potenza dello sguardo di Massimo Venturi Ferriolo, filosofo e docente al Politecnico di Milano, che da tempo riflette sul tema del giardino. È un saggio arduo, come la salita alla vetta del Mont Ventoux di Petrarca (citata nel libro), o come la discesa nella profondità del mito per interrogare radicalmente, andando alle radici, le parole e le cose. Ne viene fuori (arricchito da splendide «metafore» fotografiche scattate dall’autore) un ipertesto di frammenti di classici greci (ma anche di poeti, scrittori e filosofi romantici, per passare a Heidegger o ad autori più vicini come Pavese e Calvino) in cui parole, etimi, concetti recuperano i significati originari. «Percepire paesaggi» significa usare uno sguardo avvertito e profondo in grado di trarre indicazioni per una possibile trasformazione del paesaggio. Perché se, come sottolinea l’autore, «paesaggio è storia dell’opera umana nel bene e nel male», allora, nell’abbondanza di «male» che dà forma al paesaggio contemporaneo deve comunque sapere operare, filoso-fare, progettare infine, il «paesaggista informato», come lo chiama Venturi Ferriolo, «regista di uno spettacolo in cui s’intrecciano racconti» di paesaggi: quello mitico e perduto, quello trasformato e costruito della polis, quello visibile e quello che non si vorrebbe vedere. La «potenza dello sguardo» non sarà più divina ma ha la possibilità di tornare a essere umana; perché, c’interroga l’autore, «che cosa c’è di più umano di un paesaggio?».
 
Vincenzo Cazzato (a cura di), Atlante del giardino italiano 1750-1940, due volumi, Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, Roma 2009, pp. 1.158, euro 100
 
Massimo Venturi Ferriolo, Percepire paesaggi. La potenza dello sguardo, Bollati Boringhieri, Torino 2009, pp. 282, euro 26.Massimo Venturi Ferriolo, Percepire paesaggi. La potenza dello sguardo, Bollati Boringhieri, Torino 2009, pp. 282, euro 26.

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Last modified: 17 Luglio 2015