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Written by: Progetti

Un itinerario ligure tra mare e monti

Negli anni trenta, il tema delle colonie stimolava i progettisti, portandoli a sperimentare i linguaggi delle avanguardie e attirava le attenzioni della cultura architettonica internazionale. Oggi, quasi solo degrado e occhi chiusi, come denunciano Silvia Barisione, conservatrice della collezione Wolfson, e il DoCoMoMo.
Chiavari potrebbe essere il punto di partenza per un itinerario ligure. Nel Comune di Savignone due colonie gemelle, sempre progettate da Camillo Nardi Greco, versano in misere condizioni. Renesso (1933), è la prima a essere costruita: Mario Labò e Attilio Podestà nel loro tentativo di classificazione del 1941 la inseriscono nella tipologia «a monoblocco». La colonia è ora utilizzata (parzialmente) e manutenuta da gruppi scout. Da anni è in sospeso un progetto dell’associazione culturale Plug_in per trasformarla in «Cantiere sperimentale di cultura contemporanea». Montemaggio (1937) svetta sul versante poco più in alto. Resiste l’arte figurativa in facciata con le geniali rappresentazioni delle attività della colonia e della geografia dell’impero. Ma sull’imponente edificio dal tetto a falda unica si arrampica una selva di antenne (autorizzate?), mentre l’avveniristica mensa porticata con colonne binate a fungo è diventata centrale elettrica, tra rottami e cassonetti abbandonati. Proseguendo si raggiunge Rovegno, la monumentale colonia adagiata su un alto pianoro tra boschi di conifere. Qui la consueta distribuzione per piani orizzontali si sviluppa dinamicamente attorno all’elemento verticale della torre. Notevoli l’uso estremo del colore in facciata, l’intelligente orientamento e l’attenta composizione della pianta. Inutilizzata da decenni, passata nelle mani di vari enti, è stata venduta dal Comune alla friulana San Francesco srl, ma è abbandonata.
Destino molto simile, ma più intricato, quello della Colonia Piaggio di Santo Stefano d’Aveto, progettata da Luigi Carlo Daneri (1939). Edificio dal sottile corpo di fabbrica che con ampia curvatura segue l’andamento del terreno, coniuga soluzioni di avanguardia, come le vetrate continue sul lato sud, i pilastri in cemento bocciardato a vista e la bicromia di facciata, con l’uso della pietra e delle tavole in legno d’abete. Dopo anni di abbandono un miraggio: nel 1998 lo studio Continuum redige un progetto per trasformarla in presidio socio-sanitario, integrandola con nuovi elementi chiaramente leggibili. Oggi il cantiere appare frettolosamente abbandonato, a causa di contenziosi di ordine economico che coinvolgono l’ente religioso Nostra Signora di Guadalupe, attuale proprietario. Non si sa se e quando i lavori riprenderanno.

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Last modified: 18 Luglio 2015