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Written by: Città e Territorio

341 bandiere nere sulle coste spagnole

A un anno dall’Expo di Saragozza, dedicata all’acqua, si riapre il dibattito sullo stato di salute delle coste (e delle acque) spagnole. Secondo il rapporto La crisi, un’opportunità per la costa redatto da Ecologistas en Acción, gruppo che riunisce circa 300 associazioni ecologiste spagnole, sono 341 le bandiere nere guadagnate dalla Spagna nel 2009, in aumento rispetto all’anno precedente. Nel suo rapporto annuale, Ecologistas en Acción segnala lo stato di salute generale del mare e degli ambienti costieri, la presenza di abusivismi edilizi, le minacce e la cattiva gestione degli oltre 8.000 km di costa. Le comunità autonome più disastrate sarebbero la Galizia e l’Andalusia. La denuncia riguarda anche un allarmante processo di «mediterranizzazione» del litorale atlantico della penisola che è investito da un’ondata di progetti che porteranno alla cementificazione di buona parte della frangia costiera con la realizzazione di residenze, ma anche di porti turistici.
In un panorama così nero, il riconoscimento degli errori commessi dall’amministrazione pubblica sulla scia della speculazione immobiliare e le misure adottate per porvi rimedio, costituiscono senza dubbio un segnale positivo, anche se isolato. Lo scandalo dell’hotel Azata del Sol, eretto sulla spiaggia andalusa di El Algarrobico, è saltato alle cronache non solo nazionali grazie alle denunce costanti di Greenpeace e di diverse associazioni locali. Con più di venti piani per 411 camere, l’hotel fa parte di un complesso turistico integrato da altri sette alberghi, 1.500 appartamenti privati e un campo da golf a 18 buche. Niente di nuovo, se non fosse che il terreno si trova in pieno Parco Naturale del Cabo de Gata-Níjar, 63 km di costa protetta in provincia di Almeria. Dopo quasi quattro anni di battaglie legali, il Governo regionale dell’Andalusia si è deciso a comperare i terreni su cui si erge l’hotel, per poter riportare l’area al suo stato originario, per quanto possibile. La notizia, resa pubblica lo scorso maggio, lascia intravedere l’inizio della fine della colata di cemento che è stata riversata fino a meno di 30 m dal bagnasciuga. Il Governo andaluso riconosce dunque la sua responsabilità nell’aver consentito l’edificazione in un’area protetta dalla Legge delle Coste, avallando invece un piano urbanistico comunale successivamente approvato.
Ciò che risulta evidente è l’inadeguatezza degli attuali strumenti legislativi. D’altro canto, le amministrazioni pubbliche (sia quella centrale che quelle locali) hanno sposato il modello che vede nella costruzione la soluzione più facile per generare entrate, posti di lavoro e turismo. Il dibattito è servito sul tavolo degli agenti politici ed economici, reduci da anni di bonanza. Non resta che sperare che l’attuale crisi economica sia vista come opportunità di riflessione su nuovi modelli di crescita che garantiscano il futuro della costa e della biodiversità marina spagnole.

Autore

  • Francesca Comotti

    Laureata in architettura al Politecnico di Milano nel 1998, dopo alcuni anni come libero professionista rivolge la sua attenzione al mondo editoriale, formandosi presso la redazione della rivista «Area» e il settore libri di Federico Motta Editore. La tesi in urbanistica, con i professori Giancarlo Consonni e Giuseppe Turchini le apre (inconsapevolmente) la strada verso quella che è diventata la sua città di adozione, Barcellona, dove risiede dal 2004. Da qui consolida il suo percorso professionale come giornalista freelance specializzata in architettura contemporanea, collaborando stabilmente con alcune testate di settore italiane e come corrispondente per «Il Giornale dell’Architettura». Per la casa editrice spagnola Loft Ediciones ha pubblicato come co-autrice «Atlas for living», «Atlas de arquitectura del paisaje» e «Sketch landscape»

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Last modified: 18 Luglio 2015