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Written by: Professione e Formazione

Cantieri al palo, con qualche eccezione

A Harvard gli appaltatori hanno da poco finito di gettare le fondazioni di un complesso di quattro edifici del costo di 1,2 miliardi di dollari, ma molti altri lavori dovranno interrompersi. Questa infatti non è che la prima fase di un considerevole ampliamento delle strutture. Il progetto, a firma di Behnisch Architekten, utilizza sistemi a basso consumo energetico e prevede giardini con coperture vetrate dove i ricercatori potranno incontrarsi. Harvard, l’università più ricca del paese, non è sicura di potersi permettere il completamento del progetto.
L’élite delle università ha bloccato o rallentato drasticamente una grande quantità di edifici ideati da alcuni degli architetti più importanti della nazione e del mondo. Il motivo è il notevole calo del mercato azionario, che ha ridotto di un terzo o più il valore dei fondi d’investimento (gli endowment funds, ndr) con cui gli atenei finanziano la realizzazione dei progetti, parallelo anche alla diminuzione delle donazioni di privati e società.
Yale non comincerà nuovi progetti, sebbene ne abbia molti in programma. L’università negli ultimi 5 anni ha speso 2 miliardi per realizzare nuove strutture e completare restauri, tra cui quello della Scuola di Architettura di Paul Rudolph (cfr. «Il Giornale dell’Architettura», n. 66, ottobre 2008) e la Galleria d’Arte di Louis Kahn. Uno dei progetti in forse è il rinnovo del Morse and Stiles College, famoso complesso realizzato negli anni sessanta da Eero Saarinen.
La gravità della situazione si è palesata quando l’Università Brandeis, presso Boston, ha deciso di chiudere il suo museo d’arte e vendere la pregiata collezione di arte moderna. Il fatto che un ateneo di questa importanza avesse così bisogno di denaro da pensare di vendere il suo patrimonio ha dato uno scossone a tutto il mondo dell’arte. Questo piano ha infatti compromesso il progetto culturale dell’università di conservare, spiegare ed educare anche attraverso il suo prezioso patrimonio. La reazione generata dall’annuncio, che ha coinvolto tutta la nazione, ha costretto la Brandeis a riconsiderare la vendita, anche se non è ancora chiaro che cosa succederà.
Questa polemica ha comunque reso più incerto il futuro di altri edifici. Renzo Piano Building Workshop dovrebbe rinnovare tutti i musei d’arte di Harvard. La Columbia ha invece in programma un ampliamento da 7 miliardi nel margine occidentale di Harlem. Pur non essendo stati cancellati o rimandati in modo ufficiale, in una situazione di normalità i progetti avrebbero dovuto però già essere stati presentati.
Ma anche le università statali, finanziate da fondi pubblici, hanno dovuto prendere decisioni difficili. La California ha interrotto i cantieri di centinaia di progetti, nell’attesa di valutare come pagarli. L’Arizona, che ha avuto le crescite più veloci degli Stati Uniti, sta pensando di posticipare la spesa di 1 miliardo per lavori nelle sue università. A Phoenix, la città più grande dello stato, migliaia di case sono state abbandonate a causa della crisi finanziari.
Ci sono però anche progetti che procedono. Il cantiere di un edificio per le arti dello spettacolo progettato da Snøhetta ha appena avuto avvio nel Kentucky. È da poco stato terminato a Ann Arbor l’ampliamento del Museo delle Arti firmato Allied Works per conto dell’Università del Michigan, stato che registra la disoccupazione maggiore del paese a causa dei problemi dell’industria dell’auto. Alla domanda se fosse opinabile la realizzazione di un Museo delle Arti con un numero così elevato di persone disoccupate, Mary Sue Coleman, presidente dell’ateneo, ha risposto: «Ha ridato speranza alla gente. L’arte ha un ruolo molto importante nell’impostazione del modo in cui le persone affrontano la vita. Abbiamo bisogno di cose di questo tipo in tempi duri».

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Last modified: 18 Luglio 2015