In «Caritas in veritate», lenciclica di papa Benedetto XVI pubblicata il 29 giugno, sei capitoli per 129 pagine agili e ben scritte, la «carità nella verità» rappresenta la risposta al fallimento del modello di sviluppo globale da attuarsi attraverso una «nuova progettualità»: dellambiente, delle energie rinnovabili, delle culture locali e dei prodotti.
«La crisi ci obbliga a riprogettare il nostro cammino» – afferma il pontefice – «a darci nuove regole e a trovare nuove forme di impegno, a puntare sulle esperienze positive e a rigettare quelle negative. La crisi diventa così occasione di discernimento e di nuova progettualità» (p. 32). La crisi come catarsi per un mondo nuovo ma affinché ciò avvenga occorre una «nuova progettualità». Non quella «delleclettismo culturale» che ha generato la babele contemporanea, dove la sovrapposizione delle culture ha di fatto impedito proprio il dialogo e lo scambio che laveva originariamente animata, né tantomeno quella della solidarietà casuale ai paesi in via di sviluppo per cui «accanto ai macroprogetti servono i microprogetti » (p. 80) in quanto «il principale aiuto di cui hanno bisogno i paesi in via di sviluppo è quello di consentire e favorire il progressivo inserimento dei loro prodotti nei mercati internazionali, rendendo così possibile la loro piena partecipazione alla vita economica internazionale. Troppo spesso, nel passato, gli aiuti sono valsi a creare soltanto mercati marginali per i prodotti di questi paesi.
Questo è dovuto spesso a una mancanza di vera domanda di questi prodotti: è pertanto necessario aiutare tali paesi a migliorare i loro prodotti e ad adattarli meglio alla domanda» (p. 99). Al progettista Benedetto XVI non chiede soltanto nuovi prodotti ma soprattutto proposte per lo sviluppo dellambiente: «Il tema dello sviluppo è oggi fortemente collegato anche ai doveri che nascono dal rapporto delluomo con lambiente naturale» (p. 81). E qui il papa non ha esitazioni. «Le questioni legate alla cura e alla salvaguardia dellambiente devono oggi tenere in debita considerazione le problematiche energetiche» (p. 83): ne consegue che la comunità internazionale ha il compito imprescindibile di trovare le strade istituzionali per disciplinare lo sfruttamento delle risorse non rinnovabili, con la partecipazione anche dei paesi poveri, «in modo da pianificare
insieme il futuro». Da leggere.
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