WOLFSBURG. Flavio Manzoni, classe 1965, è un giovane architetto e designer sardo che dal febbraio 2007, sotto la guida di Walter De Silva, è direttore creative design del gruppo Volkswagen. Nel 1993 è entrato nel Centro stile Lancia, assumendo nel 1996 il ruolo di responsabile per linterior design. Tra i vari progetti si è occupato della concept car «Dialogos» e dellinterno della «Maserati 3200 Gt». Nel 1999 è stato responsabile design interni per Seat a Barcellona, dove sviluppa gli interni delle concept car «Salsa», «Emoción» e «Tango» e delle vetture di produzione «Altea» e «León». Alla fine del 2001 è ritornato alla Lancia come direttore del Centro stile, dove si è occupato del rilancio del marchio attraverso i concept di ricerca «Granturismo», «Stilnovo» e «Fulvia coupé» e le vetture di produzione «Ypsilon» e «Musa», entrambe premiate con lo European Automotive Design Award. Nel 2004 assume lincarico di direttore del design Fiat, Lancia e LCV (Veicoli commerciali leggeri) occupandosi, fra le altre, delle vetture di produzione «Grande Punto», «Nuova 500», «Bravo», «Fiorino» e «Cubo». Per la Volkswagen, oltre a definire la nuova visione e il nuovo linguaggio formale del gruppo di Wolfsburg e dei marchi Skoda, Bentley e Bugatti, ha progettato la «Golf» 6 e la nuova «Polo». Coautore del libro Lautomobile italiana (Giunti 2006), dal 2007 è membro della giuria delliF Product Design Award.
Volkswagen oggi e domani, quali sono i progetti in corso?
Alla fine del 2007 ho avuto lincarico di ridefinire lidentità formale del nuovo design Volkswagen ed è stata unesperienza unica, che comincia a produrre i suoi frutti con i progetti improntati a questa visione che via via presentiamo. Le tre concept cars: «Up!», «Space up!» e «Space up! Blue» (con tecnologia allidrogeno), che prefigurano la famiglia delle nuove compatte; il roadster «Blue-Sport», presentato a Detroit, che rappresenta la risposta positiva e ottimistica verso un futuro sostenibile, ma che non rinuncia affatto al piacere di guida e alle prestazioni; la «Scirocco», la «Golf 6», «Golf GTI». Ma tante altre sono in cantiere e si conosceranno presto, completando poco a poco il puzzle che rappresenta la nuova era del marchio.
Volkswagen è un brand con caratteristiche che talvolta sfuggono a una corretta interpretazione, se non affrontate nel modo giusto; e questo si notava nella direzione di design precedente al mio arrivo. Stiamo vivendo unepoca in cui, dopo la tendenza rétro, permangono leccesso di styling, laccentuazione plastica delle forme, un certo compiacimento estetico nellaggiungere linee e modellati del tutto superflui. Proprio in controtendenza a questo manierismo imperante, oltre due anni fa abbiamo intrapreso la nuova strada, con lintenzione di fare design e non stile! Cè una bella differenza: vuol dire tornare alle origini del design moderno, iniziato col Bauhaus: purezza estetica, essenzialità (che rifletta anche una semplificazione funzionale); design responsabile, cioè eco-sostenibile, attraverso la riduzione dei pesi, il miglioramento dellaerodinamica, il down sizing, ecc. Un progetto dove lequilibrio sta alla base di tutto: un lavoro paziente di messa a punto delle proporzioni, di bilanciamento dei volumi. Questo aspetto del design Volkswagen è fondamentale: quando le proporzioni sono equilibrate non è necessaria alcuna attività di styling o di overdesign. Ogni linea diventa «logica», ha la sua ragion dessere. Less is more, in perfetto spirito funzionalista.
Quale futuro per lattuale, e sempre più abusato, binomio automobile-ambiente?
Il futuro dellauto sta nellindividuazione di soluzioni tecnologiche sostenibili, in grado di abbassare drasticamente i consumi e ridurre le emissioni inquinanti fino a renderle nulle. Oggi sono allo studio nuove configurazioni ibride e motori elettrici o allidrogeno. Lidrogeno è ancora una tecnologia molto costosa per essere applicata e mancano tutte le infrastrutture, pertanto dovremo realisticamente attendere il prossimo decennio. Lelettrico richiede ancora messe a punto (anche se molte aziende fanno proclami fin troppo ottimistici), soprattutto per quanto riguarda le batterie, i cicli di ricarica, lautonomia e la sicurezza stessa, che per noi deve essere al primo posto. Arriverà presto, ma resta da chiarire se non stiamo semplicemente spostando il problema, più che risolverlo. Da qualche parte bisogna produrre lenergia elettrica e sappiamo bene che proprio il settore della produzione di energia ha oggi le maggiori responsabilità sullincremento delle emissioni. Comunque sia, tutto questo può permettere allauto un radicale ripensamento nella sua fisionomia tecnica, e quindi un notevole salto di qualità.