NEW YORK. Le due mostre che si avvicendano al Cooper Hewitt National Design Museum di Manhattan durante lestate offrono al fortunato visitatore, nella tradizione della più alta qualità che contraddistingue listituzione newyorkese, unesperienza contraddistinta da una dimensione di avventura e scoperta di felice freschezza. «Fashioning Felt» permette di «scoprire» un materiale, il feltro, che ci sorprende per le possibilità innovative pur essendo antico più di diecimila anni, costituendo così una stimolante «scoperta nella scoperta». La curatrice Susan Brown ci conduce, anche grazie allallestimento di Toshiko Mori, attraverso settanta opere che vanno dal Neolitico, ove il feltro costituisce materiale di sopravvivenza per le culture nomadi, al design di Gaetano Pesce e Tom Dixon, non senza mostrarci una vocazione fashion che non ne impedisce lutilizzo in architettura, come dimostrano le belle pareti disegnate da Claudy Jongstra per la biblioteca di Amsterdam di Jo Coenen & Co Architekten, pareti che ci donano anche limmagine della mostra. Lantica e sapiente tecnologia produttiva, basata sulla compressione e non sulla tessitura, permette alla lana di diventare naturalmente coibente, idrorepellente, ignifuga e impermeabile, aprendosi alla possibilità di forme tridimensionali. Cultura sempre viva nelle civiltà nordiche, quella del feltro è una tradizione che permette di pensare gioielli, abiti, sedie e tappeti offrendo sempre nuove possibilità ai progettisti. La mostra promette nelle intenzioni degli organizzatori una visione ampia su un materiale antico con un fascino moderno: promessa sicuramente mantenuta. Se ci sentiamo buoni esploratori, il primo piano di quella che era la residenza di Andrew Carnegie, magnate e filantropo, non ci deluderà: «Design for a Living World» ci permette un giro del mondo alla scoperta di oggetti progettati da designer che a loro volta hanno riscoperto materiali naturali e sostenibili. In realtà il programma di Ellen Lupton, curator del Cooper Hewitt, e di Abbott Miller, Pentagram Design, che ha anche disegnato un elegante allestimento allaltezza della fama dello studio, ha lambizione di delineare una concezione etica del progettista che, abbandonata la visione predatoria delluso dei materiali, diventa anzi promotore di una «conservazione etica» che permette di salvaguardare lequilibrio fra natura e popolazione autoctona proponendo nuovi usi compatibili che prendono forma negli oggetti proposti. Così, ad esempio, Hella Jungerius scopre nello Yucatan la gomma naturale per decorare piatti e stoviglie, mentre in Alaska lo stilista Mizrahi riesce a cucire un abito con la pelle dei salmoni scarto dellindustria di trasformazione, Yves Béhar inventa strumenti e packaging per le cooperative che producono cacao in Costa Rica e Ted Muheling trasforma lavorio vegetale della Micronesia in deliziosi gioielli. Foto, bellissime, di Ami Vitale, stampate direttamente su alluminio, accompagnano questo viaggio avventuroso. Rimane la sensazione, mutatis mutandis, di essere pur sempre di fronte alluomo occidentale che, avventurandosi in luoghi sconosciuti, «scopre» tecniche e materiali sensazionali (in verità antichissimi e perfettamente consolidati nelle rispettive culture locali) e le importa nel proprio mondo mentale utilizzando il design come strumento per dar loro nuova vita: ovviamente in modo politicamente corretto e guardando il mondo dal meraviglioso osservatorio del Cooper Hewitt, straordinaria residenza-museo dellUpper East Side separata da Central Park solo dalla Fifth Avenue.
Fashioning Felt, a cura di Susan Brown, Cooper Hewitt National Design Museum, New York, fino al 7 settembre. Design for a Living World, a cura di Abbott Miller e Ellen Lupton, Cooper Hewitt National Design Museum, New York, fino al 4 gennaio 2010.